Pannelli solari: una nuova alba per le pecore? Negli Usa forse sì*

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Pannelli fotovoltaici con pecore
foto di Gabelglesia© –Creative Commons License

Negli Stati Uniti, una ricerca scientifica finanziata per metà con fondi statali, per metà da un’istituzione universitaria, vede la concomitanza di un’installazione di pannelli solari su terreno agricolo e di ovini allevati al pascolo. 

I fautori di questo progetto – denominato “Morris Ridge Solar Project” e voluto dalla Cornell University – hanno parlato di “una nuova alba per i pastori”, l’alba delle pecore al pascolo sotto e tra i pannelli solari, su ampie estensioni di terreno. Mente in Italia l’energia alternativa su larga scala viene ancora spesso rifiutata, con rispettabilissime motivazioni (una per tutte: l’erosione di terreni ad uso agricolo), all’estero – e in particolare negli Usa – chi ne parla sembra dare per scontata la possibilità di far coesistere pannelli, pecore, e non solo.

L’obiettivo dichiarato dall’università statunitense è quello di “aumentare la cooperazione tra produttori agricoli e organizzazioni industriali, esaminando i bisogni e le opportunità di un’azienda strutturata in modo cooperativo o di un’organizzazione di proprietà di più produttori, con il fine di fornire servizi di coordinamento e logistici per gli agricoltori che fanno pascolare le pecore sotto e attorno ai pannelli solari”.

Il progetto si concentra negli Stati di New York, Pennsylvania e New England, con l’intento di accelerare la gestione del progetto e il controllo dei costi e dei ricavi. “I risultati derivati ​​dal progetto”, affermano i suoi fautori – verranno resi pubblici e “saranno utili per gli allevatori di ovini di tutti gli Stati Uniti”.

Com’è organizzato il progetto
Il “Morris Ridge Solar Project” si concretizza in una sorta di “fattoria solare” che si estende su circa 426 ettari nel Comune di Mount Morris, nel sud della contea di Livingston, nello Stato di New York. Il sito del progetto si trova all’interno di un’area dedicata alla rotazione di colture in foraggere.

Il progetto è stato realizzato per integrare la produzione di energia alternativa con un uso agricolo compatibile: un sistema di pascolo assistito che accoglie gli ovini con il fine ultimo di controllare la crescita della vegetazione sia sotto che intorno ai pannelli solari. Il pascolo delle pecore è un metodo di controllo della vegetazione sempre più utilizzato negli impianti solari, in varie parti del mondo. Esso si sta sempre più diffondendo negli Stati Uniti del Nord-Est nel tentativo di includere e promuovere un’agricoltura in grado di coesistere con gli impianti solari fotovoltaici.

Non solo pecore e agnelli
Oltre alla presenza di pecore, il progetto “Morris Ridge Solar” prevede di ospitare api e di produrre miele, attraverso la semina di vegetazione idonea. I ricercatori hanno assicurato che le “fattorie solari” possono rappresentare un habitat ideale per la collocazione di apiari, al fine di garantire all’agricoltore un’ulteriore fonte di reddito.

Il progetto porterà alla valutazione del potenziale beneficio che potrà derivare agli agricoltori dalla commercializzazione di carne di agnello e miele che – fregiandosi di un’etichettatura di origine e garanzia del tipo “prodotto sotto pannelli solari” – permetta di spuntare un prezzo più remunerativo rispetto ad un similare non marchiato.

2 novembre 2021

Chi voglia approfondire questa tematica può trovare consultare il documento “Grazing Sheep on Solar Sites in New York State: Opportunities and Challenges” (“Pecore al pascolo su siti di pannelli solari nello Stato di New York: opportunità e sfide”), redatto nel febbraio scorso dal dottorando Nikola Kochendoerfer, sotto la supervisione di Michael L. Thonney, professore e direttore degli Studi Universitari in Scienze Animali alla Cornell University.


* La parola all’Agronomo Rosa Tiziana Procopio

Pecora tra i pannelli solari
foto Luther College© (Iowa)

Da tanto ormai il mondo agricolo si divide tra vantaggi e svantaggi dell’applicazione di pannelli solari per produrre energia pulita, direttamente in azienda.

Tante sono state le soluzioni proposte, alcune più fantasiose e difficili da associare alle produzioni agricole, altre un po’ più realistiche e più compatibili rispetto alle attività dell’azienda.

L’uso di suolo per la produzione di energia elettrica mediante pannelli solari è sempre stato tuttavia, un po’ lontano dall’etica del settore, che il più delle volte ha penuria di superfici da destinare a produzioni primarie, quali quelle agricole.

La ricerca di cui si tratta in questo caso tuttavia, esprime la possibilità di conciliare si l’utilizzo della superficie per la produzione di energia, ma allo stesso tempo, ne propone la funzionalità non esclusiva al metodo, garantendo una complementarietà con prati-pascolo per l’alimentazione di ovini, oltre a favorire altra produzione quale l’apicoltura.

Valutando il progetto nell’insieme, potrebbe certo essere una “soluzione” ottimale sia per l’azienda che per la comunità a cui essa si rivolge: produrrebbe energia pulita, come attività multidisciplinare dell’azienda, che già ha in se e sostiene le altre produzioni principali (primarie!) della stessa. Quanto di più richiesto ad ogni tecnico e azienda agricola in questi anni.

Volendo però osservare da ogni prospettiva lo stesso progetto, riteniamo sia opportuno sollevare qualche dubbio. Può la copertura (non trasparente) di un pannello solare, favorire la produzione di un prato-pascolo in termini di efficienza produttiva e qualità dello stesso? È stata considerata la necessaria meccanizzazione per la lavorazione dei terreni per la produzione e coltivazione di varietà vegetali? Si è considerato l’impatto sul paesaggio di una distesa di pannelli solari per ettari di pascolo?

A queste domande vogliamo rispondere con praticità, considerando quelle che sono le realtà del mondo agricolo. Senza precludere nulla all’integrazione di efficienza e sostenibilità energetica, anzi volendo fortemente che l’innovazione si integri con il mondo agricolo.

Tuttavia, siamo certi che per avere una varietà vegetale di qualità in un prato-pascolo, sia essenziale un irraggiamento pieno, in tutte le fasi di accrescimento, dal seme alla pianta adulta: parliamo di produzioni non irrigate (perché non compatibile economicamente con il prodotto finale), pertanto ogni ostacolo all’approvvigionamento idrico naturale, diviene problematico.

La produzione di un prato-pascolo richiede una lavorazione e semina delle superfici, e trattandosi di pascolo, il carico animale su ettaro, nel caso di specie ovine arriva al massimo a due capi/ettaro: non si può pertanto pensare che ettari ed ettari di superfici non possano essere lavorate meccanicamente perché il pannello solare ostacola il passaggio a trattrici agricole.

Il paesaggio è uno dei soggetti spesso più saccheggiati dall’intervento dell’uomo, perché si sa, il profitto viene prima di tutto; tuttavia, a noi tecnici e a chi interviene su di esso è richiesto di rispettare il paesaggio e di sostenerlo e arricchirlo piuttosto, non già di snaturarlo da ciò che lo caratterizza: immaginarsi una distesa di pannelli solari, con ovini al pascolo, si discosta non di poco da ciò che è natura.

Ebbene quanto detto ci conduce alla conclusione un po’ scettica rispetto al progetto. Per quanto futuristica (e funzionale, se vogliamo vederle in modo molto ampio), possa essere la proposta, riteniamo che non si possa snaturare ciò che è bene comune, caro soprattutto a chi occupandosi di produzioni animali, sa bene che le superfici siano essenziali e già poche rispetto alle esigenze di benessere animale.
Non da meno, l’importanza del prato-pascolo, laddove sia possibile ripristinarlo e integrarlo rispetto alla produzione zootecnica, è tale da essere essa stessa una “rivoluzione” in quest’epoca storica, rispetto all’allevamento stanziale e in stalla.

Lasciamo che il paesaggio e l’ecosistema naturale si manifesti e si sostenga nella sua caratteristica più pura. Per i pannelli solari rimangano le superfici di capanni, tettoie, fabbricati, abitazioni e ricoveri agricoli, garantendo rispetto dell’etica ed innovazione tecnologica allo stesso tempo.

di Rosa Tiziana Procopio
Dottore Agronomo


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