
Operazione di ravvedimento ecologico – ma chiamatelo pure green-washing, se preferite – per due multinazionali che hanno molto a che fare con il settore lattiero-caseario: la danese Arla Foods, che il latte lo produce (9.400 i soci conferitori), e la statunitense Starbucks, che operando nel segmento caffetteria ne consuma molto. Le due aziende hanno annunciato un accordo di collaborazione, con l’intento dichiarato di ridurre le emissioni di carbonio legate alle rispettive produzioni di latte e caffè.
A partire dal prossimo gennaio le due aziende svilupperanno e sperimenteranno nel Regno Unito un nuovo progetto di approvvigionamento lattiero-caseario sostenibile, collaborando con quattordici allevatori che conferiscono latte ad Arla, al fine di identificare nuove pratiche e metodi agricoli in grado di ridurre le emissioni associate alla produzione lattiero-casearia.
Tre le aree-chiave su cui operare
Il progetto si concentrerà su tre aree-chiave: la gestione ambientale, la salute e il benessere degli animali e la garanzia di redditività per gli agricoltori. Per ciò che riguarda l’approvvigionamento, il progetto verrà sostenuto dal team di Ricerca e Sviluppo di Arla sulla sostenibilità e dovrà essere convalidato da una terza parte indipendente, che si occuperà di dare supporto e consulenza per individuare e sviluppare le migliori pratiche produttive e gestionali possibili.
A supportare il gruppo operativo figura inoltre una storica organizzazione no-profit statunitense, la “The Nature Conservancy”, che si occupa di conservazione delle piante, degli animali e della biodiversità e più in generale di tutela dell’ambiente.
Il know-how acquisito supporterà allevatori in Europa, Medio Oriente e Africa
Nel presentare l’accordo, i responsabili di Starbuck e di Arla Uk hanno affermato che testare, migliorare e dimensionare il progetto richiederà tre anni di lavoro. L’intenzione delle due aziende, con il tempo, è quella di utilizzare il know-how acquisito per supportare tutti i fornitori di latte e derivati che Starbucks ha in Europa, Medio Oriente e Africa.
La presentazione dell’iniziativa è servita alle due aziende anche per quantificare il proprio peso in termini di emissioni: il segmento lattiero-caseario di Starbucks rappresenta il 22% delle emissioni totali di carbonio dell’azienda, che si pone l’obiettivo di ridurle del 50% entro il 2030. Per quanto riguarda Arla, l’azienda punta a contenerle del 30% entro il 2030 e di azzerarle prima del 2050.
La società danese ha dichiarato di ritenere che l’intensità di carbonio del suo latte sia una delle più basse in assoluto, con 1,15 kg di CO2e per ogni chilogrammo di latte prodotto: poco più delle aziende agricole virtuose – che si attestano attorno a 0,9 kg – e decisamente meno della metà rispetto alla media di settore, che si aggira attorno ai 2,5 kg.
22 novembre 2021