Ad un mese dal prossimo vertice delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico Cop15 (Conference of the Parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change) di Ginevra, un collettivo di realtà no-profit impegnate nella salvaguardia del pianeta, ha ben deciso di presentare il proprio studio sui sussidi che più incidono, negativamente, sull’ecosistema.
Secondo il documento, presentato alla stampa giovedì scorso 17 febbraio da un gruppo di imprese internazionali – tra cui la no-profit “Branson The B Team” – “il mondo deve tagliare 1,8 trilioni di dollari“ (1.800 miliardi) “destinati a sussidi annuali” che finanziano attività “che distruggono l’ambiente”.
Il rapporto, che stima il valore dei sussidi pubblici dannosi, è stato commissionato dalla realtà del magnate Richard Branson e dalla coalizione “Business for Nature”, che comprende organizzazioni accademiche, aziendali e ambientaliste.
“Lo studio”, spiegano i promotori dell’iniziativa, “rileva che le industrie agricole, dei combustibili fossili, e dell’acqua ricevono ogni anno oltre l’80% dei sussidi dannosi per l’ambiente”. Tali “ingenti sussidi, che ammontano ad un totale del 2% del Pil globale, finanziano la “distruzione planetaria della natura””. Ed è per questo che “i Governi di tutto il mondo devono agire”.
I promotori dell’iniziativa hanno così deciso di invitare i governi a “reindirizzare, riutilizzare o eliminare” quei sussidi entro il 2030, per aiutare a “finanziare un’economia globale a impatto zero”.
Secondo i dati forniti dalle due realtà, l’agricoltura riceverebbe all’incirca 520 miliardi di dollari in sussidi destinati ad attività che contribuiscono all’erosione del suolo, alla perdita di biodiversità e habitat naturali, all’inquinamento della falda acquifera, alle emissioni di gas serra e alla deforestazione.
Altri 350 miliardi di dollari, a quanto pare, andrebbero a sostenere l’industria dell’acqua, contribuendo a finanziare l’inquinamento delle falde acquifere e mettendo a rischio gli ecosistemi degli oceani e di un’infinità di corsi d’acqua.
640 miliardi di dollari, inoltre, confluirebbero nelle casse delle industrie dei combustibili fossili, contribuendo all’inquinamento dell’aria e dell’acqua, al deterioramento dei suoli e al cambiamento climatico.
«La natura», insiste la responsabile del gruppo di lavoro sul clima di “The B Team”, Christiana Figueres, «sta diminuendo a un ritmo allarmante e non abbiamo mai vissuto su un pianeta con così poca biodiversità». «Almeno 1,8 trilioni di dollari», si accalora Figueres, «stanno finanziando la distruzione della natura e il cambiamento del nostro clima, creando al contempo degli enormi rischi per le aziende stesse che ricevono i sussidi».
«I sussidi dannosi», ha concluso l’esponente di “The B Team”, «devono essere reindirizzati verso la protezione del clima e della natura, piuttosto che finanziare la nostra stessa estinzione».
Lo studio si è basato su dati forniti dall’International Energy Agency watchdog (Agenzia internazionale per l’energia) e dall’Organisation for Economic Co-operation and Development (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), realtà che rappresentano le economie industrializzate, ovvero i ricchi Paesi membri del G20.
21 febbraio 2022