Il governo olandese ha reso noti i suoi piani per dimezzare le emissioni di azoto nazionali entro il 2030. Lo ha reso noto lunedì scorso, 21 febbraio, l’organizzazione ambientalista Greenpeace. Tra le misure adottate, quella che più salta all’occhio è il taglio drastico – del 30% – degli animali allevati.
Si tratta del primo Paese europeo a intraprendere questa strada, sottolineando che le soluzioni tecnologiche non sono sufficienti a ridurre gli impatti del settore zootecnico, se non si interviene anche sul numero e sulla densità degli animali allevati. La misura, certamente severa, è accompagnata da un ammortizzatore di 25 miliardi di euro che il governo ha stanziato per contenere le ripercussioni economiche sul settore.
Da anni, un impatto ambientale assai rilevante
In Olanda per decenni gli alti livelli di emissioni in atmosfera e in falda, e in particolare gli elevati carichi di azoto – dovuti principalmente alla zootecnia – hanno progressivamente deteriorato molti habitat naturali vulnerabili.
Nel maggio scorso Greenpeace Olanda aveva inviato al proprio Governo una dura lettera di messa in mora per il mancato rispetto della “Direttiva Habitat” della Commissione Europea, che impone agli Stati membri di adottare misure adeguate per arrestare il deterioramento degli habitat naturali. La messa in mora era stata integrata con un approfondito rapporto in cui si dimostrava che gli habitat naturali più vulnerabili del Paese erano già gravemente compromessi, a causa degli elevati livelli di azoto, il che imponeva un drastico cambio di rotta.
L’azione energica di Greenpeace ha portato risultati
L’associazione ambientalista aveva accompagnato l’invio della messa in mora con una denuncia pubblica in cui rimarcava la negligenza del Governo, minacciando di voler portare lo Stato in tribunale. Un’azione indubbiamente energica, che in pochi mesi ha portato i suoi risultati: il Governo si è messo all’opera per definire le misure di intervento e l’accordo espresso dalla coalizione governativa è stato così reso pubblico.
L’operazione, particolarmente gravosa, ma necessaria, è stata resa possibile anche grazie al contributo degli istituti di credito e dell’industria – della trasformazione e della distribuzione – al fine di sostenere il comparto zootecnico.
Verso una transizione ecologica della zootecnia
«Ora più che mai», ha commentato Simona Savini, responsabile Agricoltura di Greenpeace Italia, «è necessario sostenere una reale transizione ecologica del settore, riducendo gli animali allevati ma garantendo al tempo stesso al maggior numero possibile di agricoltori qualità e valorizzazione del loro lavoro».
«L’Olanda», ha proseguito Savini, «manda un segnale forte anche agli altri Paesi europei: è ora di agire con coraggio se si vuole davvero fermare la distruzione della natura in Europa e in altre regioni del mondo, visto che i terreni destinati all’alimentazione animale continuano a divorare preziosi habitat naturali».
L’Italia è a rischio infrazione
L’Italia è tra i Paesi europei che rischiano procedure di infrazione per il mancato rispetto della direttiva nitrati, e questo proprio a causa degli eccessivi carichi di azoto dovuti per lo più alla zootecnia intensiva. Con un’inchiesta svolta in Lombardia, la regione italiana che ospita gran parte del patrimonio zootecnico nazionale, Greenpeace Italia ha rivelato come più di un comune lombardo su dieci sia a rischio ambientale, proprio per gli eccessivi carichi di azoto.
«La riduzione della densità e del numero dei capi allevati», ha concluso Savini, «continua a essere un tabù per la politica italiana, sebbene il mercato stesso dia indicazioni in tal senso, attraverso cicliche crisi della domanda di prodotti di origine animale che mettono in difficoltà innanzitutto gli stessi allevatori, l’anello più debole della catena».
28 febbraio 2022