Spagna: rivalutare pascoli, prati e bestiame estensivo per correggere gli errori della Pac

Pecore al pascolo
foto Fundación Savia©

La Fundación Savia, ente ruralista con sede in Siviglia, ha presentato al Ministerio de Agricultura, Pesca y Alimentación la richiesta per un “Progetto Strategico per la Ripresa e la Trasformazione Economica” (acronimo “Perte”: Proyecto Estratégico para la Recuperación y Transformación Económica) riguardante i pascoli, i prati e l’allevamento estensivo nazionali, ritenendo che sia in assoluto “il più interessante, a lungo termine, di qualsiasi altro che possa essere approvato attualmente per i settori produttivi delle carni e del latte”.

Un progetto che servirebbe a recuperare quello che viene definito il “treppiede ambientale”, costituito da “Pascoli, Prati e Animali estensivi”, “con l’obiettivo”, richiedono gli estensori della richiesta, “di avviare un progressivo cambiamento in Spagna di un modello di produzione zootecnica industriale, che ogni giorno è meno sostenibile e registra un crescente rifiuto sociale”, e per indirizzare il  Paese “verso un nuovo modello di integrazione tra agricoltura e allevamento ecosostenibile, socialmente accettato e più sensato, rispetto all’uso razionale delle risorse naturali da parte dell’allevamento, in vista del futuro”.

Secondo i responsabili della fondazione, con questo “Perte”, si recupererebbero per la produzione zootecnica 14 milioni di ettari di pascolo – oggi in stato di abbandono – che potrebbero generare all’incirca 100mila posti di lavoro. Si genererebbe inoltre un valore aggiunto di mille milioni di euro all’anno, dalla vendita di circa 200mila tonnellate di carne, latte e formaggi di ottima qualità e varietà, con straordinari valori nutrizionali, sanitari e organolettici, in linea con le attuali esigenze della società europea.

Il piano strategico spagnolo della Pac danneggia la zootecnia estensiva
“La Fundación Savia”, sulla base del fatto che “la proposta avanzata dalla Spagna per il Piano Strategico è manifestamente dannosa per il sottosettore dell’allevamento estensivo, richiede che il PePAC (Plan Estratégico de la Pac) sia rivisto in modo approfondito, poiché crea una situazione di ingiustizia sociale, economica e ambientale per quanto riguarda i pascoli permanenti e il bestiame estensivo”.

Dopo aver ribadito che pascoli, prati e bestiame estensivo costituiscono un “treppiede ambientale” perfetto, che è un esempio paradigmatico di sostenibilità ed economia circolare che fornisce gratuitamente beni e servizi alla società – in forma di  paesaggio, biodiversità, salute, benessere animale, decontaminazione, prevenzione incendi, etc.  – i responsabili della fondazione si sono “rammaricati per via che questo contributo rappresenti attualmente per la Spagna circa 2mila milioni di euro di reddito all’anno, attraverso l’ambiente (acquisto e vendita di diritti di emissione di CO2), mentre vengono penalizzati i pagamenti diretti della Pac, con un trasferimento economico dai pascoli ai terreni agricoli di oltre 400 milioni di euro ogni anno”.

“Questo comportamento anomalo della Spagna”, sottolineano i responsabili della Fundación Savia, “che sta rinunciando all’uso corretto e allo sfruttamento di un suolo non vocato alle colture (contro ogni logica europea), e che sta abdicando all’uso razionale da parte del bestiame di un’enorme quantità di risorse vegetali libere (pascoli naturali), ci porta alla preoccupante situazione che il bestiame estensivo, oltre alla perdita patrimoniale generata ai suoi proprietari (diminuzione del 50% del valore dei terreni negli ultimi anni), li lascia ancorati a importanti perdite di strutture che hanno un costo medio annuo di 120-200 euro per ettaro, da cui gli allevatori sono impossibilitati ad uscirne da soli, se le Amministrazioni non adottano misure economiche urgenti e rilevanti, per il Piano Strategico Nazionale”.

La Pac deve equiparare alla superficie agricola i pascoli utilizzati
In questo contesto di perdite strutturali, il recupero del maltrattato sottosettore del bestiame estensivo, dei pascoli e dei prati deve basarsi saldamente su una proposta di regionalizzazione agricola diversa da quella vigente in Spagna (serve una proposta più moderna ed europea), tendente a rimanere limitata a quattro o cinque Regioni, ma non solo. Deve anche cambiare la direzione dell’Aiuto al Reddito verso i Diritti di Pagamento di Base che cercano un’autentica convergenza europea (cosa che non è possibile ottenere in Spagna).

E “poiché i diritti di Pagamento di Base”, proseguono i responsabili della Fundación Savia, “rientrano nell’importante capitolo economico dell’aiuto di base della nuova Pac, dove sarà distribuito il 60% del budget totale dei prossimi pagamenti diretti, tutto ciò che non sta affrontando questo cambiamento (e l’attenzione è artificiosamente focalizzata sugli ecosistemi volontari, i relativi pagamenti, la redistribuzione del 10% all’interno di ciascuna Regione e i Psr, o Programmi di sviluppo rurale) è continuare con la confusione e l’ingiustizia per i pascoli, i prati e il bestiame estensivo, dove ad essere feriti a morte sono i Diritti di Pagamento di Base”, e quindi “è lì che bisogna intervenire con urgenza, perché tutti gli altri aiuti sono piccoli complementi e bandi competitivi, che spettano anche a questi professionisti, allo stesso modo in cui ne fruiscono gli altri operatori del settore agrario”.

Le richieste, per correggere le perdite strutturali dell’allevamento estensivo
Per correggere queste perdite strutturali, la Fundación Savia, dopo aver verificato che le perdite strutturali esistenti nei pascoli e nei prati e nell’allevamento estensivo vanno da 120 euro/ettaro (pascoli) a 200 euro/ettaro (prati), propone quanto segue:

  1. di considerare per loro una Regione specifica (divisa in zone umide e secche), con un Aiuto di Base che non dovrebbe mai essere inferiore a 120 euro/ettaro, garantendo la possibilità che il prato (lo “zenit” per il bestiame estensivo) possa raggiungere i 200 euro/ettaro, dal momento che le buone pratiche di manutenzione e conservazione sono più costose di quelle dei pascoli scoperti
  2. se non fosse possibile raggiungere questo accordo, esiste un’altra alternativa, avallata dalla Corte di Giustizia Europea nella sentenza emessa in data 06.09.2016, su richiesta della Corte Suprema Spagnola, in cui si dice che “i pascoli utilizzati dai bovini sono da considerarsi Superficie Agricola”. In base a ciò si propone di includere:
    • i pascoli mediterranei nella regione delle colture pluviali;
    • i pascoli umidi nella regione delle colture irrigue;
    • i prati nella regione delle colture permanenti (inclusi quelli per l’ingrasso dei maiali iberici, definiti “Capa de Montanera”)

La Fundación Savia propone inoltre, legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza:

  1. che la necessaria “rigenerazione” della campagna spagnola preveda la Ricostruzione del “treppiede” ambientale Pascoli-Prati-Animali estensivo, che va affrontata con i fondi della Next Generation Eu, in conformità con la richiesta avanzata da Bruxelles affinché i Paesi membri applichino questi fondi anche nella ricostruzione del settore primario;
  2. che la Spagna presenti un Piano di Previsione e Ristrutturazione del sistema dei Prati, gioiello agricolo e ambientale europeo, che comprenda gli ettari ufficialmente conosciuti come “Capa de Montanera”, in Andalusia (in modo che siano gestiti con buone pratiche e densità di allevamento adeguate e che ne garantiscano il mantenimento e la conservazione in futuro).

28 febbraio 2022