Barcellona sblocca il piano antincendi, affidandolo a un pastore e centocinquanta pecore

Pecore al pascolo con pastore
foto Pixabay©

Arriva un’altra estate e il problema degli incendi torna di scottante attualità, in Italia come all’estero. Largamente trascurato nel nostro Paese, dove i governanti sembrano preferire  l’improvvisazione alla prevenzione, esso appare ampiamente ben gestito ad esempio in Spagna, dove varie amministrazioni hanno da tempo definito dei piani attuativi concreti e funzionali.

Tra queste brilla la Generalitat de Catalunya, che a Barcellona ha ingaggiato un pastore con centocinquanta ovini che ogni giorno, da alcuni giorni, pascolano a Collserola, polmone verde del capoluogo catalano. Pur recuperando una pratica ancestrale, il progetto appare innovativo portando e adattando all’uso civico una pratica nata nei territori rurali.

Negli anni scorsi, in un’area di ottomila ettari e nei territori di prossimità, in cui vivono quindicimila residenti, incendi violenti sono scoppiati con sempre maggiore frequenza, ogni qualvolta un clima secco, delle temperature elevate e un forte vento si siano manifestati contemporaneamente.

Secondo i dati diffusi dai vigili del fuoco, una media dodici ettari di territorio, a Collserola, vengono distrutti ogni anno dal fuoco, nonostante i tempestivi interventi antincendio. E “se le fiamme non venissero spente in tempi brevi”, commentano, “l’intero parco naturale di Barcellona potrebbe essere cancellato in meno di sei ore”.

A Collserola, quindi, nei giorni scorsi è entrato in scena il pastore Daniel Sanchez, 36 anni, al quale per tre mesi è stato affidato un gregge di centocinquanta ovicaprini (soprattutto pecore), con l’obiettivo di ripulire i terreni da tempo incustoditi, alcuni dei quali a pochi centinaia di metri dal raccordo stradale cittadino, spesso molto trafficato. Ogni giorno il pastore e i suoi animali percorrono circa tredici chilometri, mettendo in pratica quanto stabilito dal progetto-pilota voluto dalla municipalità nel 2012 e curato da Ferran Pauné, uno dei massimi esperti spagnoli di pastorizia.

In altri termini, per evitare gli incendi e migliorare la biodiversità, gli erbivori sono di gran lunga più efficienti dei migliori macchinari moderni. «Sono abituato a confrontarmi con una mentalità molto urbana», ha spiegato Pauné nella conferenza stampa di presentazione, «e ho piena coscienza del fatto che siamo in una capitale europea, molto lontana dalla cultura rurale». Ma l’importante oggi è guardare avanti, abbandonando il pensiero che il progetto sia rimasto chiuso in un cassetto per dieci anni.

Certo, non è stato facile, perché oltre a dover convincere gli amministratori locali (solo alcuni appoggiavano appieno i suoi propositi), è stato anche necessario informare efficacemente milioni di persone che ogni anno camminano, corrono, vanno in bicicletta e portano il cane a spasso a Collserola.

I cittadini sono stati sensibilizzati in modo da evitare interferenze dei cani senza guinzaglio (in alcune aree del nel Parco è concesso) con pecore e capre. E così, ad un mese e mezzo dal lancio del progetto, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: l’amministrazione ha dato il via libera ad una seconda fase, che sarà avviata in settembre, con un contingente doppio rispetto all’attuale: due pastori e trecento ovicaprini.

In questo modo, verranno così coinvolte anche le altre municipalità presenti nell’area forestale, tra cui Cerdanyola del Valle’s, Esplugues de Llobregat e Molins de Rei. In un futuro ulteriore, passo dopo passo, Ferran Pauné dovrebbe coinvolgere sino a tre pastori nella prossima primavera (sette in un futuro ulteriore), con greggi di quattrocento pecore complessive. Solo allora l’intero territorio di Collserola verrà presidiato, ma per farlo sarà necessario prima convincere l’amministrazione pubblica e poi trovare i pastori, già che il mestiere, in Spagna come in Italia, rischia di scomparire, per le mille difficoltà a cui è sottoposto.

30 maggio 2022