Si apre finalmente in Europa la prospettiva di una modifica allo stato di assoluta protezione che tutela oltremodo il lupo, predatore che da tempo e di fatto non è più a rischio di estinzione. Sette Paesi membri hanno avanzato, lunedì scorso 26 settembre, una richiesta di “revisione delle disposizioni della Direttiva Habitat sulla rigorosa protezione delle specie animali selvatiche, per affrontare meglio i danni causati da grandi carnivori (lupi, orsi, linci)”.
La richiesta è stata formalizzata attraverso il documento “Rising carnivore populations in Europe: Challenges for agriculture and rural areas” (“Aumento delle popolazioni di carnivori in Europa: sfide per l’agricoltura e le aree rurali”).
Il documento, pur dimostrando apprezzamento per quanto di buono la Direttiva Habitat ha portato con sé (protezione della flora e della fauna in via di estinzione in Europa, miglioramento della biodiversità, etc.), ha sottolineato che “il recupero di alcuni carnivori protetti ha portato a gravi problemi nel campo dell’agricoltura, della silvicoltura e dell’acquacoltura”.
L’Europa perde molto, a causa dei grandi predatori
Nel settore dell’agricoltura di montagna, sottolineano i sette, “la crescente minaccia degli attacchi dei grandi carnivori sta portando un numero crescente di agricoltori a cessare completamente l’attività agricola o ad abbreviare notevolmente il periodo di pascolo”.
“Tuttavia”, spiegano i firmatari della richiesta, “mantenere il bestiame allevato in queste aree particolarmente preziose per vincoli naturali serve ad una varietà di funzioni essenziali”: tra di esse la prevenzione della espansione incontrollata di “boschi e macchia, attraverso il pascolamento”, la “salvaguardia della biodiversità”, la conservazione di “terreni agricoli e paesaggi culturali”.
L’agricoltura rurale familiare, insistono i firmatari, è “fonte di reddito significativo e spesso una delle poche in quei territori” e permette di “mantenere una produzione alimentare di alta qualità, che rispetta il benessere degli animali” ed è strettamente “legata al turismo sostenibile e ad altri settori del terziario e dell’artigianato”.
“A causa del crescente numero di grandi predatori”, proseguono i firmatari, “il declino dell’agricoltura di montagna dev’essere affrontato rapidamente per considerare la dimensione ecologica, economica e sociale della sostenibilità”.
Gli scenari futuri? Drammatici, oltre che prevedibili
Tra le altre indicazioni fornite, il documento tenta di dare una dimensione alla presenza dei lupi in Europa, all’entità dei danni arrecati all’economia rurale e di prevedere gli scenari futuri. “Con un numero stimato di 17mila individui nell’Europa continentale”, sottolineano i sette, “la popolazione di lupi può aumentare esponenzialmente di circa il 30% all’anno”. “Rispetto al 2020, le uccisioni di bestiame sono aumentate del 230% (680 capi nel 2021, nella sola Austria). Un’evoluzione simile nell’abbattimento del bestiame può essere osservata anche in altri Stati membri”.
“Tuttavia”, incalza il documento, “non sono solo i lupi a incidere sugli allevamenti e sul benessere degli animali da allevamento. Con oltre 15-16mila capi presenti nell’Ue, la popolazione di orsi sta aumentando e si espande sempre di più dagli Stati membri orientali a quelli occidentali”.
3 ottobre 2022
Per chi voglia approfondire, è disponibile il documento originale (in lingua inglese) è consultabile sul sito web del Consiglio dell’Unione Europea.