Svizzera: levata di scudi degli allevatori contro il ritiro del latte nelle 72 ore

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L’imminente revisione, in Svizzera, delle norme in materia di alimenti fa discutere gli allevatori di vacche da latte, che si oppongono ad una nuova norma che toglierebbe ad industria e confezionatori l’obbligo di ritirare la materia prima entro le 48 ore dalla mungitura.

I produttori riuniti sotto la sigla Psl (Producteurs Suisses de Lait) lamentano due gravi problemi in più che si aggiungerebbero ai già molti di un momento non certo facile come quello attuale. Per parecchi di loro si tratterebbe di dover acquistare nuovi tank refrigerati, per stoccare il latte di un giorno in più, ma anche e soprattutto il timore maggiore riguarda le ricadute negative che la misura avrebbe su una fetta di mercato – quella che acquista latte pastorizzato – che mal accetterebbe di sapere che il prodotto può essere confezionato sino a 72 ore dopo la mungitura. Un bel controsenso per un latte etichettato come “fresco”.

“Se l’attuale tempo massimo di conservazione del latte in azienda di 48 ore verrà abolito”, si dicono certi gli interessati in una nota stampa pubblicata mercoledì scorso, 7 dicembre, “il latte svizzero perderà il suo punto di forza, e questo con un impatto drammatico sugli investimenti nelle aziende lattiero-casearie. Per quanto un intervallo di tre giorni per la raccolta del latte ridurrebbe il numero di chilometri percorsi per trasportarlo, le aziende agricole dovrebbero sostenere i costi aggiuntivi della refrigerazione».

È un secco “no” quindi quello uscito dalla riunione dei produttori aderenti al Psl, durante la quale sono stati affrontati vari temi che ruotano attorno alla revisione della legislazione alimentare.

Bocciata in pieno la proposta dell’Uav (Ufficio Alimentare e Veterinario) di togliere il tempo massimo di conservazione: “Il latte svizzero”, sostengono gli allevatori, “è di altissima qualità e la sua freschezza deve essere garantita senza eccezioni. Inoltre insistiamo sulla dichiarazione corretta e trasparente che deve essere ottenuta da chi produce imitazioni vegetali e ciò riguarda la loro denominazione, ma anche le informazioni sulle proteine”.

Il rischio è che “i consumatori siano fuorviati e i prodotti lattiero-caseari autentici svantaggiati”. Ma è il tema della conservazione in azienda e la modifica paventata a preoccupare di più: «”Il latte svizzero si distingue chiaramente non solo per la sua qualità igienica, ma anche per la sua freschezza. Togliere il limite delle 48 ore significa anche l’insorgere di un maggior numero di controversie durante l’ispezione del latte”.

12 dicembre 2022