
Quella del pesce d’aprile è una tradizione non solo italiana: in molti Paesi del mondo, il 1º di aprile si realizzano scherzi di varia natura semplicemente per burlarsi in maniera bonaria di chi lo scherzo riceverà. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, e alcuni studiosi lo accostano ad una festività denominata Hilaria, che – a quanto pare – si celebrava dell’Antica Roma ogni 25 di marzo. Altri a feste medievali non meglio identificate.
Oltre agli scherzi in presenza, di cui forse si sta un po’ perdendo l’abitudine, il pesce d’aprile rimane tra le consuetudini di alcuni giornalisti buontemponi che – se da un lato non avranno quasi mai il piacere di vedere in faccia i destinatari delle loro invenzioni – dall’altro potranno idealmente godere della diffusione massiccia di quelle trovate.
Burle di giornalisti che godono del tacito consenso degli editori, i quali beneficiano della risonanza mediatica che altri giornali daranno di volta in volta ai “pesci” più riusciti. Una sorta di competizione che nessuno ha mai organizzato né vinto e che nonostante ciò si tiene puntualmente nel primo giorno del quarto mese di ogni anno.
Tra i temi più spesso trattati spiccano le presunte invenzioni di nuove tecnologie o le più improbabili conquiste della scienza. Altre ancora fanno leva sulla celebrità di cose e persone che inaspettatamente vengono o tornano al centro delle attenzioni della gente (dopo periodi di oblio più o meno lunghi) per essere stati venduti pur essendo invendibili o rieletti pur essendo non più eleggibili. E il bello è che più lo sfondone è grosso, più la gente sembra abboccare.
Un pesce non gradito dai pastori
Tra i tanti pesci che sabato scorso sono apparsi sulle pagine di siti web e giornali, uno tra tutti ha colpito la nostra attenzione, trattando di lupi e di pecore. A farlo circolare ci ha pensato il sito web del quotidiano svizzero di lingua italiana La Regione, dando notizia di un nuovo ritrovato anti-predazione, denominato “WolfAway”.
L’articolo, intitolato “Pecore che puzzano di lupo: pronto lo spray anti-predazioni”, riferiva di un ritrovato dell’Eth di Zurigo (il Politecnico federale) in grado di dissuadere i predatori dall’avvicinarsi agli animali che più spesso finiscono sotto i loro denti, vale a dire le pecore.
Lo studio scientifico messo a punto dagli studiosi elvetici, spiega La Regione, “si basa sull’uso di feromoni, ovvero sulle sostanze chimiche che gli animali emettono con funzioni di segnalazione nei confronti di individui della stessa specie”. I ricercatori svizzeri, prosegue il giornale online, “hanno ideato un mix che, se spruzzato sul vello delle pecore, riesce a “ingannare” il predatore, convincendolo di trovarsi di fronte non a un tenero ovino, ma ad un proprio simile”.
“L’aspetto “diverso” dell’animale rispetto alla percezione olfattiva, secondo gli etologi associati all’équipe”, spiega La Regione, “provocherebbe una forte confusione nel lupo, inducendolo ad allontanarsi dalle pecore e cercare altrove la sua fonte di sostentamento”.
Il giornale, facendo leva sull’interesse che le tematiche delle predazioni e degli abbattimenti selettivi suscitano in quel Paese tra allevatori e animalisti, ha dato per imminente l’immissione sul mercato del prodotto, peraltro a cifre contenute, sollevando però dei dubbi sui rischi di mal interpretazione dei messaggi feromonici da parte del grande carnivoro.
La chiave di lettura del “pesce”, anche per chi non conosce il tedesco, era comunque celata nel pezzo, e neanche poi troppo, dietro al cognome del responsabile della ricerca, che banalmente si chiamerebbe Albert Aprilscherz. Uno scherzare che a qualche pastore davvero non è andato proprio giù.
5 aprile 2023