
Sotto processo penale in Francia per vari casi d’avvelenamento in diversi Paesi del mondo, a seguito della commercializzazione di latte in polvere contaminato da salmonella, la multinazionale Lactalis (proprietaria in Italia di Cademartori, Galbani, Invernizzi, Locatelli, Parmalat, Vallelata) cerca di evitare – o di vedersi ridotta – una severa condanna, scaricando su terzi almeno una parte delle responsabilità.
La vicenda emerse violentemente nel dicembre del 2017, quando un’epidemia di salmonellosi colpì una cinquantina di bambini in maniera grave. Le denunce fioccarono, da oltre trecento famiglie, che si costituirono in associazione delle vittime (Association des Familles Victimes du Lait Contaminé aux Salmonelles).
La produzione presso lo stabilimento Lactalis di Craon, nella Mayenne, venne interrotta a più riprese e per diversi giorni dalle autorità sanitarie, in occasione di ripetuti sopralluoghi, prelievi, analisi e controanalisi.
A più di cinque anni di distanza, grazie al lavoro della commissione parlamentare d’inchiesta che allora fu istituita, il colosso transalpino sta ora combattendo con il laboratorio di analisi Eurofins una battaglia legale al culmine di una controversia – verosimilmente artata – di cui solo Il Fatto Alimentare e la nostra redazione riferirono in Italia, nel 2018.
L’attacco ad Eurofins, preparato cinque anni fa
All’inizio di quell’anno, in un’intervista rilasciata ad un quotidiano francese, il Ceo di Lactalis Emmanuel Besnier insinuò per la prima volta un coinvolgimento di Eurofins nella vicenda, creando i presupposti per portare ad essa l’affondo decisivo durante la bagarre giudiziaria che sta per sopraggiungere.
Di lì a qualche mese, su richiesta della stessa Lactalis, il Tribunale commerciale di Parigi nominò un esperto per verificare se vi fossero state carenze o errori nella realizzazione delle analisi compiute nello stabilimento incriminato di Craon, al fine di precisare le responsabilità di azienda e fornitore.
Al centro dell’attuale controversia, che dalla ripresa dell’attività giudiziaria – avvenuta il 16 febbraio scorso – si è assai esacerbata, c’è la richiesta che la Corte d’Appello di Parigi ha rivolto alla Lactalis affinché fornisca tanto alla Eurofins quanto al consulente legale del Tribunale l’intero piano di controllo sanitario relativo al polo industriale di Craon, nella Mayenne. Da quella documentazione sono desumibili tutte le attività intraprese per il mantenimento dell’igiene dell’unità produttiva dalla cui torre di essiccazione provennero tutti i lotti di latte in polvere contaminato. A tale riguardo il Tribunale ha fissato una multa di 50mila euro per ogni giorno di ritardo nella fornitura della documentazione.
A quanto trapelato negli ultimi giorni, i legali di Lactalis affermano che l’azienda avrebbe prodotto puntualmente il piano di controllo e gli altri documenti richiesti. Dal canto suo la Eurofins sostiene invece di non aver ricevuto l’intera documentazione ma solo parte di essa. Di certo, almeno una se non entrambe le parti in causa stanno dimostrando un atteggiamento poco collaborativo, il che prefigura uno scenario in cui i giudici, nel giorno del verdetto finale, potrebbero accantonare ogni eventuale disponibilità benevola verso gli accusati.
L’iter giuridico prosegue quindi e al momento gli unici ad essere incriminati, per lesioni colpose e inganno aggravato, sono i vertici dell’azienda Lactalis e i dirigenti del Polo produttivo di Craon.
19 aprile 2023