Il mondo del formaggio rischia di perdere il più iconico dei packaging, storicamente utilizzato in Francia nel confezionamento di un’infinità di formaggi, tanto fermier quanto industriali. Le scatole in legno, tanto importanti per la protezione, la conservazione e l’immagine stessa di prodotti come il Camembert (il più noto e diffuso nel Paese transalpino e altrove) e mille altri formaggi, sono entrati nel mirino dei legislatori dell’Unione Europea, intenti a perfezionare le normative inerenti il riciclaggio dei più svariati materiali di imballaggio, con l’obiettivo dichiarato di ridurre i rifiuti da essi derivanti a partire dal 2030.
Avanzata a partire dal novembre dello scorso anno, la nuova normativa – che andrà al voto nelle prossime ore al Parlamento Europeo – non decreterà l’esclusione delle scatole in legno ma ne complicherà iperbolicamente l’utilizzo, tentando di introdurre da zero un sistema di riciclaggio che implicherebbe costi insostenibili – a quanto pare duecento volte superiori a quelli del vetro – per le poche realtà coinvolte e per i limitati volumi prodotti.
Chi ha calcolato l’incidenza di tali confezioni sul totale dei rifiuti domestici generati dal packaging alimentare parla di uno 0,001% del loro totale, dando una misura dell’inutilità del provvedimento e qualche motivo in più per le aziende dei due settori – del latte e del legno – di sollevare critiche, anche aspre, e di esercitare pressioni e azioni di contrasto attraverso una parte della politica europea che negli scorsi giorni ha presentato decine di emendamenti, definendo l’operazione incomprensibile, dannosa e dissennata.
Ma poi, si chiedono i più, bisognerebbe escludere il legno per sostituirlo con cosa? Ma con la plastica, ovviamente! Questo pensano i promulgatori del disegno di legge, che evidentemente non si sono scomodati per capire come il legno consenta al formaggio di respirare e maturare e quanto la plastica lo soffocherebbe e ne comprometterebbe gravemente qualità e shelflife (non osiamo pensare ai sentori ammoniacali dei formaggi a pasta molle già nei giorni di vita, ndr).
Ma non solo, perché non esiste una logica che possa indurre a sostituire un materiale naturale, prodotto localmente e con bassissime emissioni di carbonio, con della plastica generata dal petrolio, trasformata in Cina e da lì spedita in Europa, che finirà per aumentare la dei di rifiuti nei mari. E delle microplastiche nei nostri organismi.
Merita qualche semplice riflessione infine la penalizzazione che ne deriverebbe per i due settori: la scomparsa delle scatole in legno per i formaggi cancellerebbe sino a 2mila posti di lavoro e solo in Francia metterebbe in ginocchio più di quaranta aziende, alcune delle quali – le più specializzate nel settore – verosimilmente chiuderebbero i battenti.
Si spera quindi che i parlamentari europei capiscano ora – adesso, subito – che un’operazione del genere avrebbe serie ricadute sullo sistema Europa stesso, sulle sue produzioni, sulla sua credibilità: dopo i gravi errori compiuti in materia di etichettatura, con una soluzione ancora da definire dopo anni di discussione – grazie alla sacrosanta pressione esercitata a tutti i livelli dai principali Paesi produttori di tipicità alimentari – il Vecchio Continente produrrebbe a sé stesso un danno esageratamente grave in termini d’immagine e credibilità che sconterebbe per lungo tempo in termini di mercato globali
22 novembre 2023