
Com’è ben noto, ogni alpeggio ha un carico normale (CN) di animali che indica quanto bestiame grosso (bovini) o piccolo (pecore, capre) può pascolare sulla sua superficie e per quanto tempo. Il livello del carico normale viene espresso in UBA (unità bovine adulte, o equivalenti, per le altre specie di ruminanti) e dipende non solo dalle dimensioni dell’alpeggio, ma anche dalla quantità e dalla qualità del foraggio, nonché dall’utilizzo che ne fa il gestore del pascolo.
I responsabili della Svizzera Agroscope hanno deciso di riconsiderare questi dati, risalenti ormai agli anni Ottanta, dal momento che, nelle ultime stagioni di alpeggio il loro utilizzo non è risultato attendibile come lo era una volta. Una cosa in tutto ciò appare certa: la problematica e strettamente legata ai cambiamenti climatici in atto, e proprio partendo da qui i responsabili dell’ente – che è centro di competenza della Confederazione per la ricerca nel settore agroalimentare e ambientale – hanno deciso di verificare e aggiornare, se necessario, quella base di dati.
Ad essere coinvolta in questo lavoro, che durerà cinque anni (2022-2026) è stata la Stazione sperimentale per l’agricoltura alpestre e di montagna, nata nel giugno del 2021 proprio all’interno di Agroscope – in collaborazione con i Cantoni Berna, Grigioni, Ticino, Uri e Vallese e vari consulenti ed esperti – per rispondere alle crescenti sfide che le aziende montane del Paese devono e dovranno affrontare negli anni a venire.
Una ricerca che non poteva attendere oltre
Solo attraverso l’aggiornamento di questi valori, che includa stavolta i diversi elementi di mutevolezza del clima e le specifiche rilevazioni e valutazioni locali, il foraggio potrà quindi tornare ad essere utilizzato in ogni alpeggio della Svizzera in maniera ottimale. E solo con un carico adeguato alle condizioni locali sarà possibile gestire i pascoli alpini in modo sostenibile e preservarli a medio-lungo termine, nel necessario spirito di sostegno che l’ente storicamente offre alla fragile economia della montagna.
La quantità e la qualità del foraggio dei pascoli alpini dipendono molto dalle condizioni climatiche e dal suolo e differiscono notevolmente sul territorio nazionale. Questa è la ragione per cui sono state selezionate quattordici zone rappresentative che coprono la maggior parte delle formazioni geologiche e delle regioni climatiche della Svizzera. Tutte le zone sperimentali presentano un ampio gradiente altitudinale, in modo tale da poter stimare anche l’effetto di questa variabile sulla resa foraggera.
Lo studio monitorerà in ogni zona quattro superfici di osservazione per tutti e cinque gli anni di esercizio: un pascolo produttivo e uno magro all’estremità inferiore dell’alpeggio e un altro pascolo produttivo e un altro magro. all’estremità superiore dell’alpeggio. La durata di cinque anni darà modo ai ricercatori di stimare le fluttuazioni annuali. Nel corso di un anno verranno esaminati anche altri tipi di vegetazione su particolari superfici.
In tutte le particelle sperimentali si andranno a misurare la resa e la qualità del foraggio e si analizzeranno in maniera dettagliata la biomassa vegetale e il residuo di pascolo. In collaborazione con il FiBL (Forschungsinstitut für Biologischen Landbau, trad.: Istituto di ricerca dell’agricoltura biologica), lo studio provvederà a determinare anche la produzione di metano conseguente alla digestione del foraggio delle bovine sulle varie particelle selezionate. E siccome le condizioni meteorologiche influiscono notevolmente sulla resa del foraggio, in ciascuna zona sperimentale verrà installata anche una stazione meteorologica.
Al momento i ricercatori di Agroscope hanno individuato quasi 300 specie vegetali diverse nelle 56 particelle sperimentali sinora investigate. Per dare l’idea della biodiversità allo studio, basti pensare che in alcune località sono state censite ben 53 specie vegetali in una superficie di appena 25 metri quadrati. biodivrsità
Un altro dato tenuto in grande considerazione dagli studiosi riguarda la biodiversità degli alpeggi svizzeri, in cui più di due terzi di tutte le specie vegetali sono state individuate solo in una manciata di pascoli studiati. Ma non solo, visto che circa cento specie sono state rintracciate una sola volta. A differenza di molte specie vegetali dell’Altopiano svizzero, compreso tra i laghi di Ginevra e Costanza, le piante alpine sono dunque altamente specializzate. L’esito implica alcune ripercussioni sulla protezione dei pascoli alpini. “Le numerose piante alpine specializzate”, hanno sentenziato i ricercatori, “riusciranno a sopravvivere solo se il maggior numero possibile di pascoli alpini sarà preservato tramite una gestione sostenibile”.
22 novembre 2023