I lupi preferiscono predare più gli animali selvatici (nell’83% dei casi) che gli animali allevati (17%). La notizia giunge dalla Svizzera, e pur denotando una marcata attitudine dei predatori elvetici per una caccia operata nella wilderness, evidenzia differenze anche importanti tra le due distinte aree in cui i rilevamenti sono stati effettuati.
Complessivamente le vittime preferite del lupo sono cervi (36%), camosci (20%) e caprioli (18%). Tra quelli da reddito il primato va agli ovini (11%), seguiti a distanza da bovini (3%, in prevalenza vitelli molto giovani) e capre (3%). A seguire, troviamo ancora principalmente selvatici, quali volpi (3%) e cinghiali (2%). Fanalini di coda, a pari merito figurano stambecchi, marmotte e conigli (1%, a pari merito).
Interessanti le differenze registrate nelle due distinte aree oggetto dello studio: quella a est, composta dai Cantoni Glarona, Grigioni e Ticino, in cui prevalgono le predazioni di cervi (+20% rispetto all’altra area), e quella del Vallese, a sud-ovest, in cui a finire tra le fauci dei lupi sono più spesso i camosci.
A operare lo studio è stata la Kora di Ittigen (Berna), fondazione che si occupa di ecologia dei carnivori e gestione della fauna selvatica, che al momento si limita a comunicare che le diversità registrate nelle due diverse aree sarà oggetto di un futuro approfondimento.
Il metodo di ricerca
La ricerca è stata basata sulla determinazione della specie predatrice in funzione dei frammenti di Dna reperiti nei luoghi in cui sono state ritrovate le carcasse degli animali predati. Tra il 2017 e il 2022 sono stati raccolti 445 campioni fecali, 347 dei quali contenevano frammenti di Dna riconducibili a lupi.
“I risultati”, hanno spiegato gli esperti, “sono considerati consistenti, anche se non si può escludere completamente la contaminazione con altro Dna, soprattutto quello di animali allevati, che si trovano ovunque nel nostro ambiente”.
Quale situazione in Italia?
Di sicuro i dati raccolti e analizzati in Svizzera non possono essere proiettati sulla realtà alpina italiana, cosa che comunque si sarebbe portati a fare, in assenza di ricerche, che nel “Bel Paese” latitano, anche perché se nella Svizzera qualcosa si fa per contenere i i lupi problematici, in Italia ogni pronunciamento che guardi alla prospettiva degli abbattimenti viene puntualmente frenata dal “partito” trasversale dei “lupisti”.
Ma come si ripartiscono le predazioni in funzione dei diversi habitat? Quante in assenza di allevamenti, quante in presenza di quelli, quante altre in prossimità degli abitati? Una domanda a cui – a quanto pare – neanche gli studiosi svizzeri rispondono. Una curiosità più che lecita, certo, se si volesse capire quanto stiano mutando le abitudini del lupo, che sembra essere sempre più presente in contesti antropizzati e talvolta in prossimità dei centri urbani. Un fenomeno che induce a credere – checché ne dicano i pochi e poco attendibili dati circolanti nel nostro Paese – che la popolazione lupina è in incessante e preoccupante crescita.
5 giugno 2024
Per chi volesse approfondire sulla ricerca di Kora, alcuni dati sono reperibili cliccando qui.