Svizzera: condannato un casaro che causò la morte di sette persone per listeria

Listeria, al microscopio elettronico
Listeria al microscopio elettronico – foto Lemi15© – Creative Fommons License

Talvolta, forse per ironia del destino, i casi di cronaca sembrano darsi appuntamento. Appaiono come sincronizzati tra loro, come per dirci qualcosa, per ammonirci e farci riflettere. E così, mentre in Italia (e non solo) si piange per l’ennesima morte di un bambino LINK dovuta al batterio dell’escherichia coli – veicolata da derivati del latte contaminati – in Svizzera, nel Cantone Svitto, un casaro viene condannato a due anni di reclusione per aver causato la morte di sette persone. E danni fisici ad altre ventisette.

I casi presi in esame dalla Giustizia elvetica sono ascritti al periodo che va dal 2018 al 2020. Il caseificio che lega il proprio nome a queste vicende – tutte dovute a gravi infezioni da listeria – fu quello di Vogel, nel comune di Steinerberg, ormai chiuso. Il vettore della grave infezione fu un formaggio molle a crosta fiorita, di tipo Brie.

In sostanza, il Tribunale distrettuale di Svitto ha condannato il responsabile di produzione del suddetto caseificio ad una pena detentiva di ventiquattro mesi e ad una pena pecuniaria (commisurata in 80 aliquote giornaliere da 120 franchi svizzeri) con le accuse di  omicidio colposo plurimo e di lesioni personali plurime, oltre che per diverse infrazioni della legge federale riguardante le derrate alimentari. Entrambe le condanne sono state erogate con il beneficio della sospensione condizionale.

In una nota preliminare diffusa alla fine dello scorso marzo, la pubblica accusa aveva affermato di ritenere provato che il casaro non avesse effettuato le necessarie valutazioni sulla salubrità dei propri prodotti prima della loro immissione in commercio. Secondo il pubblico ministero, nei due anni presi in esame un totale di trentaquattro consumatori contrassero l’infezione da listeria, un batterio gram-positivo che attacca principalmente il sistema immunitario.

Nell’atto di accusa erano state elencati i sette casi di omicidio colposo e tredici degli altri  ventisette per lesioni colpose e altri reati minori. Nei rimanenti quattordici i casi il procedimento è stato archiviato in quanto, secondo gli accertamenti della Procura, o l’infezione da listeria non fu la causa prima dei problemi di salute patiti dalle vittime o perché le vittime stesse e i loro parenti non presentarono la necessaria denuncia penale.

Ancora una volta, come nel caso del bambino colpito da Seu in Alto Adige nel 2017, sorprende la inadeguatezza della pena in rapporto alle vite umane stroncate o compromesse. Di fronte alla recrudescenza di situazioni analoghe che stanno accadendo sempre più spesso in tutto il mondo – e purtroppo con una certa frequenza anche in Italia – l’auspicio è che si possa giungere quanto prima ad una revisione della normativa e ad un inasprimento delle pene.

5 giugno 2024