Gli allevamenti familiari di animali da latte, con poche decine di capi, non verranno sottoposti alle normative sull’impatto ambientale concepite per le grandi stalle industriali. Sembra un’affermazione banale, in quanto logica, ma banale non è. Accade nell’Oregon e si tratta davvero di un caso eccezionale, laddove nel resto degli States – come peraltro accade nel Vecchio Continente – le deiezioni accomunano tutti gli allevatori, quali che siano dimensioni e metodi di allevamento adottati, con normative che davvero non guardano in faccia nessuno. Soprattutto i più piccoli.
Nello Stato costiero del nord-ovest, confinante a sud con la California e a nord con quello di Washington, l’Oregon Department of Agriculture (Oda) ha recentemente – e semplicemente – stabilito che le deiezioni degli animali — quando allevati prevalentemente al pascolo – null’altro sono che fertilizzanti per il terreno.
Le disposizioni precedentemente varate proprio dall’Oda prevedono l’installazione di linee di drenaggio dei liquami e dei relativi serbatoi per lo stoccaggio, oltre all’obbligo di registrazione delle attività gestionali relative ai rifiuti. Impegni che, concepiti pensando alle mega-stalle da centinaia e migliaia di capi, avrebbero comportato per le piccole aziende – su scala ridotta – un esborso compreso tra i 15mila e i centomila dollari una tantum a cui andrebbero aggiunte le spese di gestione.
Ma come è potuto accadere che delle normative varate da un ente statale siano state riscritte dal medesimo istituto? La notizia, rilanciata mercoledì 20 novembre dall’aggregatore media di Microsoft – Msn – riguarda un gruppo di piccoli allevatori di vacche e capre da latte che, ritenendo la norma palesemente ingiusta, hanno intentato causa presso la corte federale, con l’aiuto dell’Institute for Justice, sostenendo che le nuove regole erano in parte incostituzionali in quanto definite per grandi aziende, che allevano centinaia o migliaia di vacche.
L’Oda si è così pronunciata nel merito, emanando nuove regole sulle attività lattiero-casearie in questione. In particolare l’ente ha definito che “una Cafo (Concentrated Animal Feeding Operation) ovvero una “operazione di alimentazione di animali confinati”, si occupa di alimentare animali in strutture o recinti – non in grado di sostenere la crescita vegetativa nella normale stagione di crescita – per 12 o più ore al giorno o per più di 120 giorni in un anno.
Non corrispondendo a tale descrizione, le aziende ricorrenti, sono state ritenute libere di non attrezzarsi con i nuovi e costosi sistemi di trattamento dei rifiuti.
A tale proposito un portavoce delle piccole aziende ha sottolineato che “in primo luogo la nostra attenzione è rivolta alla protezione ambientale”, e che “l’intenzione condivisa è quella di fare il nostro meglio per adottare misure idonee alla tutela dell’ambiente, continuando a fare ciò che è il nostro obiettivo primario”, vale a dire “gestire i nostri animali in modo sano e rispettoso e servire le nostre comunità (i consumatori locali, ndr) nel modo in cui hanno bisogno di essere servite”.
“Una delle cose che abbiamo sempre cercato di realizzare con questa causa”, ha proseguito il portavoce, “è assicurarci che le piccole aziende agricole possano rimanere piccole, e che lo stile di vita degli agricoltori sia qualcosa che rimanga legale e venga promosso sia in Oregon che a livello nazionale”. “Ciò che lo Stato aveva fatto”, ha concluso, “ha davvero minacciato l’esistenza dei piccoli allevatori in tutto l’Oregon”.
27 novembre 2024