
Come già accadde nel 1966, a causa della siccità, anche quest’anno il popolo marocchino di fede musulmana vivrà una festa del sacrificio – l’Eid al-Adha – anomala. Il re Mohammed VI, che è anche la massima autorità religiosa dello Stato, ha invitato i propri sudditi ad astenersi dal celebrare il rito musulmano della macellazione delle pecore, a causa del forte calo del bestiame, dovuto alle scarsissime precipitazioni degli ultimi sette anni.
Cos’è l’Eid al-Adha
Con l’Eid al-Adha, che quest’anno si celebrerà il 6 giugno, i fedeli musulmani commemorano l’aneddoto del Corano in cui il profeta Ibrahim (Abramo), accogliendo la richiesta di Allah, accetta di sacrificare il proprio figlio Ismail (Ismaele). L’atto di fede e l’obbedienza dimostrata da Abramo furono sufficienti a convincere la divinità, che risparmiò la vita del giovane, concedendo che al suo posto venisse sacrificato un montone, poi sgozzato dallo stesso Abramo.
Da millenni i musulmani celebrano l’evento macellando pecore o altri animali, in un rito un tempo libero che oggi è regolamentato, quantomeno nelle grandi città. Secondo tradizione, la carne degli animali viene poi condivisa tra le famiglie e destinata in larga parte ai più poveri.
Quest’anno però, al netto di qualche caso isolato, i marocchini di fede musulmana si asterranno dal rito, seguendo le regali disposizioni, ma anche e soprattutto per la scarsità di animali destinabili al sacrificio e per il loro prezzo elevato. I capi allevati attualmente – in gran parte importati da Spagna, Romania e Australia – ammontano al 38% appena rispetto a quelli allevati nel 2016, anno dell’ultimo censimento del bestiame.
Celebrare la festa del sacrificio «in queste difficili circostanze», ha argomentato il re Mohammed VI, «causerebbe danni significativi ad ampie fasce della nostra popolazione, in particolare a coloro che hanno un reddito limitato».
Per interpretare al meglio le parole del sovrano marocchino basti pensare che il costo attuale di una pecora può superare il salario medio di una famiglia, pari a circa 3mila dirham marocchini (284 euro). I prezzi sono così esorbitanti che nel 2024 il 55% delle famiglie intervistate (dall’Ong Moroccan Center for Citizenship, ndr) ha dichiarato di non potersi permettere l’acquisto di una pecora.
I perché di costi così elevati
Le impennate dei prezzi degli animali sono dovute in primo luogo ai pascoli sempre più secchi e poveri, e alla conseguente necessità di ricorrere a mangimi, sempre più costosi.
Alla riduzione degli animali autoctoni il Paese sopperirà come negli scorsi anni importando circa 100mila pecore. Per cercare di calmierare i prezzi, il Governo ha deciso di eliminare – in via transitoria – sia i dazi all’importazione che l’Iva sul bestiame e sulla carne rossa.
Il Paese sta vivendo una lenta ma progressiva trasformazione: l’economia, in origine prevalentemente agricola, è oggi mista, con città che dispongono di infrastrutture moderne e un mondo rurale che tarda a trovare il passo per un auspicato efficientamento. Nel frattempo l’aumento dei prezzi del paniere alimentare continua a essere un problema per ampi strati della popolazione.
14 marzo 2025