Video virale sul latte di Chernobyl. E qualcuno parla di genocidio

La Centrale nucleare di Chernobyl – Tiia Monto© Creative Commons License

Può il diabete avere a che fare con il consumo di latte radiattivo? È la domanda che una larga parte dei cittadini statunitensi si sta ponendo da qualche tempo a questa parte, dopo che un video lanciato su Facebook dal sedicente “scienziato indipendente” Leuren Moret è divenuto virale, rimbalzando su milioni di profili di utenti, negli Usa, e altrove nel mondo.

Nel video, Moret, da alcuni tacciato di essere un teorico della cospirazione, sostiene che i tassi di diabete rintracciati nella comunità di colore e tra i poveri degli Stati Uniti sarebbero stati causati dal consumo di latte contaminato dal disastro nucleare di Chernobyl che sarebbe stato fatto circolare dal governo degli Usa tra le comunità “coloured” e gli ospiti dei centri di accoglienza sociale.

Moret parte da una domanda che ancora non ha trovato una spiegazione scientifica: “Perché le comunità minoritarie e indigene di New York hanno tassi di diabete molto più alti rispetto al resto della parte ricca della stessa città?”. La risposta che il video vuole dare è che a seguito dell’incidente di Chernobyl il latte radioattivo più contaminato, ovvero i formaggi prodotti vicino a quella centrale nucleare siano stati fatti circolare nei negozi frequentati da gente di colore e distribuito nei centri di accoglienza per diseredati, nel contesto di un disgeno ordito contro queste due realtà sociali “problematiche”. Un’ipotesi che, pur non avendo ancora un vero imputato, prenderebbe inevitabilmente i contorni e il nome di “genocidio”.

Il video, che in origine fu divulgato su Facebook nell’aprile del 2015, tramite la pagina Indigengine, è stato riproposto nelle scorse settimane sullo stesso social network, trovando adesso la risonanza che allora non ebbe.

Se da un lato si fa spazio un discreto scetticismo, dovuto alla mancanza di riscontri scientifici sulla correlazione tra latte radiattivo e diabete, dall’altro il beneficio del dubbio continua a permanere largamente nelle due classi interessate, ma non solo. Tra un dubbio e l’altro trovano spazio altre ipotesi, come quella che addosserebbe il fenomeno (9,4% di diabete tra gli adulti americani; 12,7% tra gli adulti di colore) a questioni di metabolismo del glucosio. Un metabolismo non buono tra la gente di colore, che – secondo alcuni – mal si combinerebbero con lo scarso potere d’acquisto di una parte degli interessati, e – di conseguenza – con l’assunzione di prodotti alimentari di non particolare pregio.

Sulla vicenda è tornato nei giorni scorsi il sito internet Snopes, con un avvincente approfondimento che qui vi proponiamo (in lingua inglese).

19 settembre 2017

Video su Youtube qui: https://youtu.be/1dR4ZeNtBug