L’Europa del latte prosegue il suo cammino verso una sempre maggiore diversificazione merceologica, sotto la spinta di operatori stranieri, in primo luogo realtà di base francesi e inglesi (cooperative, associazioni) che si organizzano esaltando la qualità reale dei loro latti, soprattutto nei contesti produttivi più idonei, vale a dire nelle aree geografiche in cui la cultura del pascolamento (come in Bretagna e nel Somerset, ad esempio) è diffusa e radicata.
La conseguente differenziazione della proposta permette – se non ancora di “contare” i consumatori interessati ai latti del fieno o del pascolo – quantomeno di tastare il polso ad una fetta di mercato che già dimostra di essere in sensibile crescita. Una questione questa che di certo non poteva tardare ad entrare nel mirino delle grandi corporazioni del latte, a partire dalla cooperativa francese Sodiaal, che con i produttori del “Lait de pâturage” ha siglato un accordo per la messa in produzione di molti derivati, principalmente caseari, che andranno a collocarsi nella fascia alta delle propria proposta.
Sempre in Francia, ma con un fare assai differente e tipico delle grandi industrie (che la raccontano sempre con licenza di dire quasi il vero, ndr), Lactalis ha di recente deciso di organizzare una raccolta distinta dei latti di pascolo di una determinata zona – nel raggio di 50 chilometri dalla cittadina bretone di Vitré, a est di Rennes – richiedendo ai venti allevatori coinvolti il rispetto di un disciplinare assai curioso. Che prevede almeno 200 giorni di pascolamento (bene), il divieto di Ogm (bene) ma anche dieci vacche per ettaro, vale a dire 5 volte quel che una buona zootecnia estensiva prevederebbe (quanto mangime dovranno ingurgitare?). A fronte di questo”l’azienda” assicura che “riconoscerà agli allevatori una maggiore remunerazione” sull’entità della quale però nulla è dato sapere.
Il latte in questione verrà collocato da Lactalis nel catalogo “Lactel” e al momento sarà disponibile in un’unica tipologia, un Uht parzialmente scremato con cui l’azienda soddisferà la richiesta di un’ampia fascia di consumatori: i poco informati, che vogliono il meglio spendendo (apparentemente) poco. L’etichetta (qui sopra in foto) racconta che il prodotto è ogm-free e che le vacche sono al pascolo almeno 200 giorni all’anno, senza specificare, ovviamente, che con il carico previsto – dieci capi ad ettaro – di erba per loro ce ne sarà ben poca.
Il prezzo del prodotto – il cui lancio è previsto per il 30 ottobre – è stato fissato in 1,15€ per la bottiglia da 1 litro (un’esagerazione per un uht); 6,90€ per la confezione da 6 litri.
Di fronte ad una proposta del genere, c’è da sperare che il mercato dei consumatori critici volti le spalle a questo prodotto, preferendo magari mezzo litro di “Lait de pâturage” – fresco e intero – ad una bevanda di valore nutrizionale e salutistico assai inferiore.
23 ottobre 2017