Latte uht alla sbarra in Spagna: qualità di male in peggio

foto Packaging World©

Il latte commercializzato in Spagna è qualitativamente inferiore rispetto a quello di dieci ani fa. Ad affermarlo sono stati nei giorni scorsi i responsabili dell’associazione dei consumatori spagnoli Ocu (Organización de Consumidores y Usuarios), presentando i risultati di uno studio comparativo che ha analizzato ben quarantasette elementi attinenti la qualità del prodotto uht intero.

La ricerca ha messo in evidenza differenze macroscopiche tra le marche esaminate, sia in termini di qualità assoluta che di rapporto qualità/prezzo. Nei test di laboratorio effettuati sui principali marchi, è emersa una qualità generale peggiore rispetto a quella media rilevata con le analisi d’una decina di anni fa. L’interpretazione più plausibile tra quelle date per leggere questo fenomeno diffuso è relativa alle meno assillanti disposizioni previste dalla legislazione odierna rispetto a quella dei primi anni del secolo per la produzione e la commercializzazione di questo alimento.

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In base a queste conclusioni, l’associazione l’Ocu ha richiesto al Ministerio de Agricultura, Alimentación y Medio Ambiente (l’omologo del nostro MiPAAF) di intensificare i controlli sull’estratto secco e sul contenuto e la natura dei grassi, così come sulla presenza di fosfati e stabilizzatori, di cui è stato richiesto l’inserimento sulla confezione. L’aggiunta di fosfati, a detta dell’Ocu, viene effettuata dalle industrie per sopperire all’uso di latti decrepiti, per nascondere la presenza di proteine degradate. Inoltre sono stati contestati l’adozione di trattamenti termici eccessivamente degradanti e l’addizione di siero delle lavorazioni casearie e di latte in polvere.

Sul fronte dei costi, l’associazione spagnola dei consumatori ha sottolineato come tra prodotti di qualità esistano forbici di prezzo in grado di incidere sul consumo di una famiglia la bella cifra annua di 180€.

20 ottobre 2012