Dopo aver combattuto per anni e strenuamente per evitare che i consumatori potessero confondersi tra prodotti con denominazione apparentemente simili (uno dei casi più eclatanti fu quello del Tocai Friulano, costretto a cambiare nome per lasciare via libera al Tokaji ungherese), la Commissione Europea ha deciso di proteggere una seconda Gruyère, quella francese, che d’ora in avanti potrà sfoggiare il marchio Igp (Indicazione Geografica Protetta) e spuntare qualche centesimo in più nella vendita al dettaglio. A patto che in etichetta sia ben segnalata la provenienza del prodotto.
L’ente che sovrintende alla protezione dei prodotti agroalimentari del Vecchio Continente ha così comunicato giovedì scorso la propria decisione (a due anni e tre mesi dalla pubblicazione (clicca qui per il pdf) della domanda nella Gazzetta Ufficiale Europea), precisando in una propria nota ufficiale che “per evitare confusione tra i due nomi e per assicurare al consumatore la completa informazione, l’etichettatura del prodotto osserverà delle misure supplementari” definite “a seguito di consultazioni con la Svizzera e la Francia” e nel quadro del dialogo Ue-Svizzera, avviato nel 2011 in merito alle indicazioni geografiche.
Per tutelare i produttori della Gruyère svizzera, prosegue la nota della Ce, “il paese d’origine, in questo caso la Francia, dovrà essere indicato in etichetta nello stesso campo visivo della denominazione Gruyère français e in caratteri delle stesse dimensioni. Inoltre, sarà vietato qualsiasi emblema, bandiera, segno o altra rappresentazione grafica atto ad indurre in errore i consumatori”.
Un ultimo particolare: altro segno distintivo: la Gruyère français dovrà avere un’occhiatura più minuta rispetto a quella svizzera, compresa tra la dimensione del pisello e la dimensione della ciliegia.
9 febbraio 2013