Si chiamano Lisa Leake e Vani Hari e sino a pochi giorni fa erano conosciute da poche migliaia di persone, per lo più statunitensi e appassionate di cucina, per via dei loro food-blog, rispettivamente 100daysofrealfood.com e foodbabe.com. Oggi sono tra più noti paladini della salubrità alimentare del loro Paese, dopo aver lanciato, domenica scorsa, una petizione che ha quasi raggiunto l’obiettivo delle 200mila sottoscrizioni (ne mancano poco più di 30mila, che – si dice – arriveranno nel week-end), per dire “no” ai coloranti nei Mac & Cheese, la versione Usa dell’anglosassone Cheesey Pasta della Kraft.
Due prodotti simili, criticabilissimi entrambi, ma che a ben guardare (e le due blogger hanno molto ben guardato!) sono assai diversi tra di loro per un sostanziale dettaglio: il prodotto destinato al mercato statunitense ha tra i suoi ingredienti due coloranti, laddove quello europeo non li ha. A sentire le due protagoniste della singolare protesta, è stata l’indignazione per questa “diversità di trattamento” a portarle ad una tanto clamorosa azione, che in pochi giorni e grazie all’eco dei media e al passaparola del web, sta trasformando una iniziativa apparentemente velleitaria in un forte atto di accusa popolare nei confronti della multinazionale del cibo.
A far decollare l’iniziativa pare essere stato il video postato su YouTube dalle due ragazze, che ad oggi ha ottenuto oltre 10mila visualizzazioni: un efficace “spottino” di 2’40”, in cui le ragazze mettono a confronto le versioni americana ed europea dello stesso prodotto, sottolineandone le differenze. Perché mai i consumatori statunitensi dovrebbero ingerire i coloranti Yellow Dye 5 e Yellow Dye 6, entrambi legali negli Usa (approvati dalla Food and Drug Administration) ma messi al bando in Norvegia, Austria, Regno Unito? Perché mai può avvenire questo, dal momento che queste sostanze provocano iperattività nei bambini, allergie, emicrania, e che la loro origine (sono derivati del petrolio) porta a ritenerli “a rischio di tumore”?
Certo, ad usare prodotti dannosi per la salute dei consumatori non sono solo le major del food, e Lisa e Vani ne sono ben coscienti. Delle due è la seconda, tramite il suo blog Foodbabe.com a sottolinearlo, aggiungendo quella che sembra essere la motivazione per cui l'”attacco” è stato portato a Kraft: «si tratta di un marchio-icona del mercato statunitense», ha spiegato Vani, «e noi proprio da lì vogliamo iniziare, da quello che dev’essere un esempio di chi ha il dovere di proporre alimenti più sicuri, di eliminare gli ingredienti nocivi, e di uscire dalla dimensione di produrre secondo un doppio standard».
Kraft «ha già formulato una versione più sicura di questo prodotto? Bene, meritiamo di averla anche negli Stati Uniti! E questo per una semplice ragione: questi additivi non forniscono alcun valore alimentare, aggiungendo solo inutili rischi».
La multinazionale, dal canto suo, ha tentato di replicare, tramite la portavoce Lynne Galia, che davanti a decine di microfoni ha proposto il punto di vista dell’azienda: «la sicurezza e la qualità dei nostri prodotti sono al vertice delle nostre priorità, quindi prendiamo molto sul serio le preoccupazioni dei consumatori. Seguiamo con scrupolo le leggi e i regolamenti dei Paesi in cui vengono venduti i nostri prodotti: così negli Stati Uniti usiamo solo i colori che la Food and Drug Administration ha approvato perché ritenuti sicuri per uso alimentare».
La Galia ha poi aggiunto che «l’ampia gamma denominata Mac & Cheese disponibile negli Stati Uniti comprende quattordici articoli senza coloranti aggiunti, così come i prodotti con coloranti naturali, come il Kmc Organic Cheddar».
A seguito di queste affermazioni la replica di Vani non si è fatta attendere: la food-blogger ha infatti sottolineato un’evidente contraddizione della multinazionale del food: «diversi prodotti della linea Mac & Cheese contengono coloranti e alcuni di essi sono destinati ai bambini, che rispetto agli adulti sono soggetti più a rischio». Beh, allora, «se è vero che la sicurezza è la loro massima priorità», ha incalzato Lisa, «perché usano ancora un ingrediente discutibile che in Europa richiede un’etichetta d’avvertimento?»
Ebbene sì, la morale della favola eccola qui, ed è buona, buonissima anche per noi europei, e per noi italiani: ancora una volta gli Usa si rivelano un Paese dai mille contrasti e dalla infinite contraddizioni, con un potere lobbistico straordinario e al tempo stesso con una miriade di Davide che di punto in bianco rivelano l’esistenza di altrettanti Golia: come quando, nel gennaio scorso, un’adolescente – tale Sarah Kavanagh – balzò agli onori della cronaca con la sua petizione contro la PepsiCo e l’uso dell’olio vegetale bromurato. Bene, di fronte alla pressione popolare e alla risonanza mediatica la PepsiCo non potè fare altro che cambiare la composizione del Gatorade.
Grazie Lisa e Vani: dipenderà dalla vostra intraprendenza se stavolta alla Kraft toccherà recitare la parte del Golia.
9 marzo 2013
Chi voglia firmare la petizione per eliminare i coloranti dal Mac & Cheese Usa, può raggiungerla cliccando qui