Tracciabilità in etichetta: l’Europa è per il sì

L’unica etichetta apprezzabile, quella pianesiana (Un Punto Macrobiotico) non potrà mai andar bene all’industria perché svelerebbe troppe questioni che i consumatori non debbono sapere

17 marzo 2009 – La linea dura affermata dall’Italia a Bruxelles sta per portare i risultati desiderati in tema di tracciabilità alimentare. Il Parlamento europeo si è finalmente pronunciato, nei giorni scorsi, a favore dell’obbligo d’indicazione dell’origine delle materie prime sulle etichette dei prodotti alimentari.

L’assemblea europea è fortemente orientata inoltre a consentire le filiere “libere” da Ogm di indicare ciò sulle confezioni di latte, carne, uova, insaccati e formaggi.

Il messaggio politico che i parlamentari europei inviano quindi all’Ue è chiaro: i consumatori hanno il diritto di ottenere maggiori informazioni sugli alimenti, al fine di orientare le proprie scelte. L’etichetta dovrà quindi essere un vero e proprio libro aperto per consentire al consumatore di capire – al di là del prezzo, dell’appeal e del nome  del prodotto – la qualità di ciò che sta acquistando.

Dopo il recente successo registrato per l’olio d’oliva (dalla prossima campagna olearia potremo sapere se la materia prima è italiana o meno) si attende che la chiarezza raggiunga tutti i segmenti del mercato.