Ancora una volta Danone è nell'occhio del ciclone, a pochi giorni dallo scandalo per corruzione che l'ha investita la settimana scorsa in Cina. E ancora una volta il gioco è sporco, in un segmento di mercato in cui il buonsenso vorrebbe che le cose procedessero limpide e senza eccessive speculazioni ed emergenze: quello del latte artificiale per la prima infanzia.
Stavolta però è la multinazionale francese a recitare il ruolo della parte lesa, lanciando un'offensiva legale per chiedere un risarcimento milionario alla neozelandese Fonterra, numero uno del mercato lattiero-caseario mondiale, rea di aver commercializzato, nell'agosto scorso, un ingrediente (proteine del siero del latte) contaminato da botulino, finito con i prodotti della Danone su otto mercati internazionali, il principale dei quali, per l'appunto, è quello cinese.
«La sicurezza alimentare è una priorità non negoziabile»: è questo il tranciante incipit del comunicato stampa con cui l'azienda parigina annuncia lo scontro frontale con il colosso, aggiungendo poi «che si sta cooperando pienamente con le autorità locali, al fine di fare luce sull'accaduto e sulle responsabilità».
Dal canto loro, nel mese di agosto, i vertici di Fonterra avevano sì ammesso la contaminazione di latte per neonati e di bevande energetiche con il pericoloso batterio Clostridium Botulinum (può avere esiti mortali), aggiungendo però che dopo le verifiche interne erano stati esclusi problemi significativi legati all'ingrediente incriminato.
A correre a sostegno dell'azienda neozelandese fu allora il direttore generale del locale Pmi (Ministero per le Industrie Primarie), Scott Gallacher, che garantì all'opinione pubblica del suo Paese i necessari messaggi, ampiamente rassicuranti. Per tranquillizzare ulteriormente i mercati (o quantomeno a tentare di farlo) arrivarono poi i comunicati stampa di Fonterra, a precisare come l'ingrediente incriminato non venga utilizzato nella produzione di latte fresco, yogurt, formaggio e latte uht.
Lunedì scorso i dirigenti della Fonterra, che da sola genera il 7% del Pil del Paese (e che di recente è stata multata in Cina per aver fatto cartello con altre industrie) hanno confermato la disponibilità ad affrontare la questione legale con Danone attraverso l'accantonamento di 14milioni di dollari neozelandesi (8,58milioni di €).
La schermaglia tra le due aziende si arricchisce di un'ulteriore chiave interpretativa a seguito del recente annuncio di Fonterra di voler avviare una propria attività produttiva sul mercato cinese a partire dal 2016.
7 ottobre 2013