Il settore del latte non ha un Paese in Europa che non conosca crisi, ma tra tutte le aree geografiche caratterizzate da questa attività, ce n'è una – al nord della Francia, non lontano dal passo di Calais – in cui gli allevatori, durante l'inverno scorso riuscirono ad ottenere un piccolo risultato, dopo lunghe e dure proteste. 25 euro da recuperare ogni mille litri venduti, vale a dire 2,5 centesimi di euro, ma non dalla Danone, che lì fa il bello e il cattivo tempo, bensì dai supermercati. O per meglio dire dai consumatori, visto che per ottenere quel risultato erano stati leggermente aumentati i prezzi di vendita.
Un piccolo introito quindi, che ripagava almeno in parte gli sforzi, l'impegno e l'incremento dei costi di esercizio, che continuavano e continuano a crescere, dal gasolio al foraggio, alla polpa di barbabietola essiccata, che lì è parte integrante della dieta delle bovine. Un risultato che a meno di un anno di distanza appare come svanito, dissolto. Ma come, e perché?
A rivelarlo sono gli stessi allevatori che, riunitisi nella cittadina di Serques per protestare contro la perdita di questi 2,5 centesimi al litro, hanno di fatto chiamato in causa chi il latte acquista da loro. In sostanza l'incremento, che era stato trasferito in fattura da Danone dall'aprile sino a luglio, ora sarebbe scomparso.
La Danone non ha tardato a replicare, affermando le sue ragioni, vale a dire che quei 25 euro per ogni mille litri "altro non erano che un anticipo in contanti" (quindi non andavano intesi come un aumento di corresponsione di 2,5 centesimi per litro, ndr), aggiungendo che "il prezzo nel 2013 è comunque in aumento, e che le prospettive per i prossimi mesi lasciano ben sperare". Il trend per il 2014 è ancora difficile da valutare, ma "il mercato del latte in polvere, del burro e dei formaggi", assicurano alla Danone, "appare oggi in crescita".
Ancora una volta l'atteggiamento è quello spavaldo e irriverente di chi ha il coltello dalla parte del manico, ma di questo passo a chi converrà questo gioco, se le aziende locali, in Francia come in Italia, continuano a chiuderei battenti? Di certo non ai consumatori.
11 novembre 2013