Il Vietnam è senza ombra di dubbio un Paese dai forti contrasti e suggestioni, per cui qualche paradosso, avvicinandoci alla sua società e alla sua economia, possiamo aspettarci di coglierlo. Ma quello che ci riserva il settore lattiero vietnamita lascerà di stucco i più. Ce lo svela il sito web Vietnamnet.vn, che in un recente reportage delinea il profilo di un settore in cui il latte fresco viene prodotto – udite udite! – partendo da… latte in polvere! Per noi qualcosa di inverosimile; per loro, ormai, la norma. Vediamo allora i perché di questa insolita situazione.
Grazie ad un recente rapporto commissionato da un ente governativo (l'Istituto per l'Agricoltura e le Politiche per lo Sviluppo rurale) è stato dimostrato che il Vietnam è tra i venti più grandi importatori di latte (e derivati) del mondo, con un volume di affari in entrata pari a 1,2 milioni di tonnellate di materia prima. Però, si badi bene ché non stiamo parlando di latte fresco ma di latte condensato, in polvere e panna (e chissà quale panna!).
Secondo Nguyen Dang Vang, presidente dell'Associazione Allevatori del Vietnam, nel 2012 il Paese ha speso un miliardo di dollari (812milioni nel 2012) per importare latte in polvere, destinato alla rigenerazione. Una volta reintegrato di acqua e confezionato, in Vietnam il latte diventa "sữa tươi", che – tradotto alla lettera – vuol dire "latte fresco". Naturalmente, la qualità del latte ricostituito è di gran lunga inferiore al latte fresco originale – che esiste e che ha problemi sanitari rilevanti – e i consumatori, tra l'incudine dei rischi che ne deriverebbero per la salute e la pressione di campagne pubblicitarie mendaci (enfatizzano inesistenti aspetti nutrizionali) sembrano aver accettato questo stato di cose, aumentandone persino i consumi negli ultimi anni.
I pochi produttori del settore, messi a dura prova dai costi di gestione in aumento e da una pressione fiscale anch'essa in salita, non riescono a vendere più della metà della loro produzione, essendo spesso la restante parte bloccata dai puntuali controlli sanitari. Secondo il Ministero dell'Agricoltura e dello Sviluppo Rurale il Vietnam ha 167mila vacche da latte, 120mila delle quali sono allevate da famiglie con uno o due capi. Le pochissime aziende in grado di produrre quantità di latte rilevanti sono concentrate nelle rare località in cui una qualche tecnologia è applicata in agricoltura. Ne consegue che la qualità del latte realmente fresco e dei prodotti lattiero-caseari risulta non controllata, e i consumatori, di fronte ad una tale situazione, non disponendo di informazioni sufficienti sui prodotti, "scelgono" il più rassicurante (seppur non nutriente) latte rigenerato.
Si badi bene però: la coscienza di cosa sia il cosiddetto "latte fresco" vietnamita i consumatori di quel Paese l'hanno acquisita nel tempo, da qualche notizia trapelata sui giornali e non dalle industrie che lo realizzano e immettono sul mercato. E così, nel tempo, alla sorpresa è subentrata la consuetudine. E poi, via via i consumi hanno preso a salire, nonostante la poca trasparenza sulle origini e le tecniche di produzione (le normative vigenti imporrebbero di indicare la provenienza, ma la gran parte dei produttori pare non preoccuparsene un granché).
Ad ascoltare gli esperti di agricoltura locale, c'è da credere che il Vietnam abbia seguito un percorso sbagliato per sviluppare l'industria del latte, badando più a soddisfare la richiesta che a sviluppare una realtà allevatoriale adeguata a soddisfarla. In questa situazione mal (o per niente) governata, i produttori lattiero-caseari del Paese hanno puntato al rapido e facile profitto importando e trattando latte in polvere piuttosto che investendo in un sistema zootecnico reale e locale (come a dire "e chi me lo fa fare?").
Dal canto loro, le agenzie statali dei settori agricolo e sanitario non hanno provveduto alla definizione degli standard entro cui produrre e commercializzare latte fresco e prodotti caseari. Ne deriva che il Governo non incoraggi l'allevamento delle vacche da latte e che la situazione, al momento, non veda via di uscita da questo incredibile paradosso..
10 febbraio 2014