Ancora una guerra del latte in Europa e stavolta a lanciarla è la troika, vale a dire l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale, che approfittando del proprio potere nei confronti di uno Stato tutt’altro che forte – la Grecia – pone ad esso delle condizioni (c’è chi li chiama ricatti) per concedere la prossima tranche di aiuti pari a 8,8 miliardi di euro: la scadenza del latte fresco, dagli attuali cinque giorni, dovrà essere addirittura raddoppiata, per favorire l’invasione del latte europeo microfiltrato. E la sua lobby.
Una guerra vigliacca, col coltello alla gola, punta a favorire il cosiddetto libero commercio, ma rischia di dare il colpo di grazia ai piccoli allevatori greci (molti dei quali operano in territori disagiati), che attualmente forniscono il 35% della produzione del Paese. Altra conseguenza non irrilevante: i consumatori greci, viste le difficoltà dovute alla crisi, si riverseranno in massa su prodotti di prezzo più basso, ma di valore assai inferiore. La questione rischia ora di mettere in seria crisi il governo Samaras, dal momento che sei deputati della fragile maggioranza hanno minacciato di far pesare il loro dissenso attraverso il voto.
Oltre la crisi greca, impegnata ora in un’evitabile guerra del latte, c’è l’impronta del neocolonialismo dei paesi ricchi contro i paesi poveri. Il latte è un pretesto, la Grecia la cavia: se la mossa dovesse funzionare, chissà che in futuro non venga attuata anche altrove.
Ultim’ora – Le maggiori agenzie di stampa informano questa mattina, 31 marzo 2014, che il Parlamento ellenico ha approvato durante la scorsa notte la modifica della scadenza del latte fresco, portandola a sette giorni dalla mungitura, per cui le porte della Grecia sono ora spalancate al prossimo dominio delle grandi imprese del latte europeo. Le piccole stalle inizieranno a chiudere una dopo l’altra, e i consumatori passeranno ai latti delle lobby
30 marzo 2014
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