Intervenire d'autorità sulle abitudini alimentari dei giovani statunitensi potrebbe portare ad un "effetto boomerang". Lo ha rivelato il sito web della rivista scientifica PlosOne che si è preso la briga di valutare le conseguenze del divieto di vendita del latte alla cioccolata, introdotto di recente nelle scuole dell'Oregon per contrastare l'obesità infantile.
Il prodotto, da tempo ai vertici del gradimento tra i piccoli consumatori, è uno dei principali imputati nel fenomeno dei bambini sovrappeso e obesi, vero flagello sanitario negli States. Basti pensare che ad oggi il 68,3% dei latti sinora proposti nelle scuole è aromatizzato con il cioccolato.
Bene, la ricerca si è posta l'obiettivo di capire cosa sia accaduto dopo l'entrata in vigore del divieto, quindi: se il latte al cioccolato viene rimosso dalle proposte di una mensa scolastica, cosa accadrà, più in generale, al consumo del latte e delle bevande?
Lo studio ha monitorato undici scuole elementari in cui il prodotto è stato bandito dall'inizio dell'anno dall'Nslp, il National School Lunch Program. Il risultato più eclatante ha riguardato sia le vendite totali di latte – diminuite del 9,9% – sia la vendita di latte "bianco", vale a dire naturale, che sono sì aumentate, ma che hanno fatto registrare poi uno scarto assai elevato, pari al 29,4%, nel senso che i giovani consumatori, spiazzati dalla impossibilità di consumare il latte al cioccolato, hanno dapprima ripiegato sul latte "normale", per poi decidere di gettarlo nel bidone della spazzatura, una volta assaggiato.
Le conclusioni a cui lo studio è giunto lasciano quindi molto da pensare e da fare: "la rimozione del latte al cioccolato dalle mense scolastiche può ridurre sì il consumo di calorie e zucchero, ma può anche portare gli studenti a bere meno latte in generale e – in un'accezione ancora più ampia – a bere meno in assoluto. Inoltre, è stato registrato – e questo sì è assai preoccupante – un calo nelle vendite dei pasti (-6,8%) nelle scuole.
"I gestori della ristorazione scolastica", conclude lo studio, "dovranno valutare i costi e i benefici che derivano dall'eliminazione totale del latte al cioccolato, e dovrebbero prendere in considerazione opzioni alternative che rendano il latte bianco più conveniente, attraente, e normale da scegliere". Probabilmente un passaggio è stato saltato nell'educazione alimentare dei bambini statunitensi, inducendoli al consumo abituale di una bevanda aromatizzata, senza prima aver fatto conoscere loro il latte come alimento di base.
Quello pubblicato da PlosOne è senza dubbio un test che, al di là delle sue più dirette conclusioni, deve far riflettere sulle responsabilità della famiglia e della scuola nella buona educazione alimentare degli adulti di domani. Se il vulnus sinora poteva essere quello di non sapere cosa siano una vacca, un mammifero e una mammella, ora il problema si fa ancora più arduo, ed è quello di chi ha portato degli esseri ancora da formare dritti alla meta della soddisfazione cibica: ti do subito quel che di certo ti piacerà. I conti sociali li pagheremo in futuro, e saranno sicuramente assai poco dolci.
5 maggio 2014
Per chi desideri approfondire, lo studio pubblicato da PlosOne è raggiungibile cliccando qui (in lingua inglese)