Nell'estenuante vicenda che vede il Governo russo proseguire senza tregua l'embargo sui prodotti agroalimentari europei (chi non avesse seguito la vicenda legga qui e qui), s'innesta questa settimana una notizia curiosa e che difficilmente avrebbe potuto essere prevista: i formaggi oggetto del provvedimento restrittivo circolerebbero in Russia, anche se in quantità assai limitate, in una sorta di contrabbando che avrebbe la propria testa di ponte in Bielorussia.
In sostanza, alcuni distributori (di Parmigiano Reggiano ma non solo) avrebbero aggirato il problema operando vendite nella cosiddetta Russia bianca, Paese che – pur facendo parte dell'Unione doganale con Mosca e Astana – non aderisce all'embargo. Da qui, una serie di personaggi operanti nella penombra del commercio stanno piazzando la "merce", opportunamente resa anonima (le punzonature dei formaggi di tipo grana verrebbero abrase) e dichiarata "made in Belarus". I destinatari? In primo luogo i ristoranti, ma anche qualche negozio di golosità, che accettano tanto il rischio di severi provvedimenti di polizia quanto un prezzo maggiore, che in alcuni casi avrebbe già superato il 20-30% rispetto ai già alti prezzi circolanti sul mercato.
A svelare il fenomeno sarebbero stati, giorni fa, alcuni cuochi, più o meno famosi, che confidando il segreto ai giornalisti hanno richiesto di non fare i loro nomi. Ora che la voce ha preso a circolare capita persino che girando per Mosca, soprattutto nei pressi dei supermercati, si trovino biglietti, incollati in ogni dove, con annunci di prodotti totalmente "illegali".
Per evitare incidenti diplomatici con la Russia, le autorità della capitale bielorussa Minsk hanno assicurato che le merci oggetto di sanzioni non saranno tollerate in larga scala e che verranno bloccate laddove i loro documenti indichino la Russia come destinazione finale. Ma a quanto pare, viste le dimensioni che il fenomeno pare stia assumendo, gli annunci ufficiali non sono ancora stati tradotti in azioni concrete.
Parlando alle agenzie di stampa, giorni fa, il ministro degli esteri russo Sergej Viktorovič Lavrov aveva affermato che «Quanto al Parmigiano Reggiano, qualsiasi genere di formaggio può essere riprodotto, se si investe in sforzi e conoscenza», la qual cosa lascia immaginare che – dopo la beffa, l'inganno – qualcuno in Russia si stia già organizzando per produrre i facsimile dei nostri formaggi. Dopotutto, come disse anni fa (leggi qui) il presidente di Federalimentare Gian Domenico Auricchio, per fare un prodotto "made in Italy" non serve latte italiano, ma le conoscenze, la cultura, il savoir-faire italico. Che ora, con buona pace dei nostri industriali qualche tecnico italiano ha deciso, sotto lauto compenso – di svelarlo ai russi.
Naturalmente la notizia è stata ripresa dalla stampa svizzera (leggi qui), con tanto di maliziosa interpretazione anti-italiana.
22 settembre 2014