L’ennesimo prodotto “che non c’era” – e di cui non si sentiva davvero la mancanza, sta per invadere il mercato, a cominciare da quello di Francia. Eh sì, perché la Lactalis, dopo i necessari studi di mercato, ha deciso che il segmento degli “sportivi” ha bisogno di un “suo” latte “particolare”. Almeno così parrebbe. Ma è anche vero che, in un mercato in cui molti si stanno disaffezionando al latte in generale, una mossa di carattere psicologico (“guarda qua, oh mio sportivo: ho pensato proprio a te!”) è forse l’ultima risorsa per frenare un po’ la progressiva flessione delle vendite.
Nasce così “Sportéur”, che porta sulle sue confezioni (bottiglie di plastica bianca da 275 ml, di forma ergonomica) il marchio di punta del colosso francese: “Lactel”, accompagnato da un confortante marchietto “Insep” (Institut National du Sport, Expertise et Performance). La gamma, che prevede tre aromatizzazioni (artificiali) alla vaniglia, cioccolato e fragola, viene reclamizzata per le particolari caratteristiche che fanno pensare a quanto il prodotto venga elaborato: una base di latte molto scremato in cui alle proteine proprie sono aggiunte altre proteine (la loro quantità è quasi doppia rispetto ad un latte convenzionale) e ai carboidrati sono aggiunti altri carboidrati (servono a “ricostituire le riserve di energia”, spiegano quelli della Lactalis). Completa le prerogative del prodotto, che va bevuto rigorosamente a temperatura ambiente, la vitamina B12 che, spiegano i materiali pubblicitari in distribuzione, è utile a “ridurre la sensazione di fatica”.
Sensazioni, certo, perché è soprattutto su quelle che è incentrata la campagna di comunicazione di Sportéur, “destinata”, assicurano alla Lactalis, “a colpire un mercato di dieci milioni di sportivi” o di presunti tali. La strategia ha già compiuto una sua prima fase, basata sugli accordi con lo stesso Isep (i prodotti saranno distribuiti ad atleti “veri” in occasione di manifestazioni sportive, con presenza dei media nazionali) e alcuni circuiti di palestre e centri fitness molto diffusi sul mercato francese, che metteranno il prodotto a disposizione della loro clientela.
In Lactalis parlano di “educazione dei consumatori, sottolineando quanto importante sia il recupero dopo un’attività sportiva” e intanto iniziano le proiezioni per capire quanto il prodotto dovrà portare nelle casse aziendali, ora che la campagna promozionale è partita (e costerà milioni di euro), utilizzando testimonial come Stephane Diagana, campione del mondo dei 400 metri ad Atene nel 1997.
A noi rimane la certezza che le vie di una buona educazione dei consumatori siano altre, a partire dal domandarsi come siano state alimentate le lattifere, proseguendo nel documentarsi su quanti problemi portino – alle stesse bovine da latte e all’uomo – diete animali basate su mangimi, insilati e unifeed. E capendo una volta per tutte che i grassi non fanno male sempre e comunque, ma semplicemente che dovremmo sapere quali grassi ammettere nella giusta misura nella nostra dieta e quali cercare di tenere lontani. Ultimo passo di una consapevolezza più compiuta, infine, la capacità di guardare oltre i quattro fattori che l’industria considera e continua a propinarci come “unici”, perché oltre i macronutrienti (grassi, proteine, carica batterica, cellule somatiche) ci sono – e sono cruciali per la nostra salute – i micronutrienti (Omega3, Cla, vitamine, beta-carotene, etc.) che, non a caso, sono presenti nei latti (e nelle carni) di animali alimentati al pascolo e con buoni foraggi e poche e buone integrazioni vegetali.
Tutto qui, e scusate se è poco.
13 ottobre 2014