Ancora abusi nelle stalle Usa: le industrie prendono le distanze

Uno degli abusi meno cruenti: acqua ad alta pressione sulle vacche ritenute "pigre", ma in semplice difficoltà per una vita di sfruttamenti - foto Mercy for Animals©Ancora oggi, come già accaduto in passato, il caso eclatante di altri abusi in un allevamento di vacche da latte, porta gli Stati Uniti a dibattere sulle aberranti situazioni che si celano dietro molti derivati del latte industriale. Il tema, tornato di attualità da poche settimane, supera però stavolta la solita dimensione dell'indignazione e delle polemiche tra animalisti e allevatori intensivi, e sbarca sul piano delle rassicurazioni che alcuni produttori di formaggio si trovano a dover presentare al mercato per cercare di ridurre i danni.

Alle ondate di sacrosanta indignazione, in passato, erano seguite vere e proprie campagne di criminalizzazione di alcuni trasformatori, attraverso il boicottaggio degli acquisti, pratica che sembra trovare, quando ben organizzata, sempre più adesioni e un terreno fertile nell'era dei social media.

Coscienti di questo rischio, i produttori di formaggio che si servono del latte di alcune stalle finite nell'occhio del ciclone hanno deciso di intraprendere delle massicce campagne mediatiche per rassicurare il mercato con il loro prendere le distanze da questi casi. È il caso, tra gli altri della Great Lake Cheese di Hiram, nell'Ohio, che si è fatta promotrice, finalmente, di una petizione tesa ad abolire una serie di pratiche più o meno lecite negli Stati Uniti, ma non proprio aderenti ad un vero benessere animale che un Paese civile meriterebbe di avere. Tra queste, l'abolizione del taglio della coda (nelle due foto qui sotto), che potrebbe già entrare in vigore dal 2018, la definizione di un'età massima di otto mesi per la decorazione e la soppressione incruenta all'interno dell'allevamento dei capi "a terra", ovvero non più in grado di camminare.

L'amputatzione della coda di una vacca, pratica concessa (ancora sino al 2018) in alcuni Stati degli Usa - foto Mercy for Animals©Oltre a questo, i responsabili dell'azienda hanno dichiarato di volersi attivare affinché nei piani per la salute degli animali siano contemplati la prevenzione, le diagnosi rapide, oltre alle solerti decisioni sul trattamento degli animali malati e feriti. Ma anche che vengano assicurati una lettiera e una stalla pulite, una corretta alimentazione e i necessari controlli della mandria, Una più rigorosa formazione del personale

I responsabili dell'azienda hanno sottolineato che "non saranno più tollerati il maltrattamento intenzionale né le crudeltà verso gli animali, in quanto i prodotti caseari di alta qualità devono iniziare con il latte di alta qualità". Per questo "la società", è stato detto, "si sta già organizzando" per interrompere i rapporti commerciali con eventuali aziende che dovessero trovarsi coinvolte da denunce per abusi sugli animali".

L'ampuatzione della coda di una vacca, pratica concessa (ancora sino al 2018) in alcuni Stati degli Usa - foto Mercy for Animals©Dal canto suo, l'associazione animalista statunitense "Mercy for Animals", aveva denunciato nel novembre scorso un nuovo caso di abusi attraverso la pubblicazione di un video-shock (lo potete raggiungere da qui) le cui immagini erano state girate proprio nella stalla di uno dei fornitori di Great Lake Cheese.

Alle buone intenzioni e alle belle parole, d'ora in avanti dovranno necessariamente corrispondere altrettanto concreti atti di contrasto agli illeciti. «Che la mancanza di tutela legale per animali d'allevamento», ha commentato il direttore delle ricerche di Mercy for Animals Matt Rice, che ha proseguito mettendo "in evidenza la necessità di aziende come Great Lake Cheese di attuare politiche di benessere animale significative rivolte ai loro fornitori per prevenire in primo luogo gli abusi sugli animali".

L'associazione animalista ha inoltre sottolineato i risultati di un eloquente sondaggio condotto dalla Ohio State University: secondo l'istituto il 92% dei cittadini di quello Stato sono certi che gli animali in allevamento non possano essere ben curati, mentre per l'81% degli intervistati il benessere degli animali d'allevamento è importante quanto quello degli animali domestici.

16 marzo 2015