L’obbligo di analisi per esportare in Giappone spiana la strada alle industrie

  "Dal Giappone a Cameri per visitare lo stabilimento della Igor": titolava così, giovedì scorso 15 ottobre il Corriere di Novara, riferendo della visita di una delegazione del ministero dell'agricoltura giapponese (il nuovo ministro è Hiroshi Moriyama) allo stabilimento di produzione di Gorgonzola della famiglia Leonardi. Gli emissari del governo nipponico hanno dimostrato vivo interesse per un formaggio che pare stia letteralmente conquistando il gusto dei giapponesi.

Al tempo stesso è viva e crescente la cautela che altri esponenti dello stesso governo – quelli operanti negli organismi sanitari, a partire dai vertici dell'omonimo ministero – stanno maturando nei confronti dei formaggi freschi e molli (sotto i tre mesi di stagionatura).

Il governo di Tolyo ha infatti di recente annunciato che – a partire dal prossimo anno – ogni azienda che esporti in Giappone dovrà completare ogni spedizione di formaggi freschi con le analisi di laboratorio che attestino la sanità di ciascun prodotto. Un esborso rilevante soprattutto per piccole aziende che operano altrettanto piccole forniture. Ne ha parlato di recente con le agenzie di stampa francesi il direttore commerciale della Fromagerie Milleret, Hervé Mollier, sottolineando che «già nei prossimi mesi l'assortimento dell'offerta francese potrà risultare fortemente ridotta a causa di questo provvedimento».

Un altro paio di maniche per i gruppi industriali – come la Igor, per l'appunto – che, a differenza dei veri produttori rurali, affronteranno il piccolo (per loro) esborso a fronte di forniture che si prospettano ancor più grandi, andando ad occupare esse una parte del mercato che non riceverà più i formaggi dei piccoli produttori.

Inoltre – è evidente – non sarà mai certo che un lotto risultato indenne alle analisi resti tale dopo tre o quattro giorni, una volta raggiunti i banchi di vendita e i taglieri dei ristoranti.

19 ottobre 2015