Il settore lattiero-caseario europeo sta attraversando un passaggio chiave della propria storia. "Dopo cinquant'anni di supervisione operata dalla gestione centrale europea, e a seguito della fine del regime delle quote latte, il potere politico sembrerebbe essersi fatto da parte, favorendo un quadro economico di mercato e un sua autoregolamentazione, a discapito degli agricoltori e dei consumatori". Ad affermarlo è Don Quichotte, editore del volume "Les cartels du lait", di Elsa Casalegno e Karl Laske, nelle librerie francesi (e sul web) da giovedì scorso 4 febbraio.
L'opera ripercorre le vicende che hanno portato alla profonda crisi del comparto, senza risparmiare critiche ai suoi vari attori. Oggi poi, pressoché "in tutti i Paesi" industrializzati, dove più, dove meno, "gli annunci pubblicitari promuovono il consumo quotidiano del latte e dei suoi derivati, "senza mancare di ricordare che Il latte è vita". "In effetti", prosegue l'editore nella sua presentazione, "quello del latte è innanzitutto un vasto mercato, fatto di imprese impegnate a cercare utili: con la fine delle quote latte, dall'aprile del 2015, i produttori e le loro lobby hanno promesso un luminoso futuro agli allevatori, chiamati ora a riunirsi in grandi aziende agricole, ad investire e a produrre di più".
"I supermercati e le multinazionali del latte", prosegue l'editore nella sua presentazione, "hanno imposto il modello dello sfruttamento intensivo, indipendentemente dalle contestazioni degli allevatori o dalla chiusura di migliaia di aziende agricole ogni anno".
I giganti europei del settore, da Lactalis a Bongrain, da Danone a Candia, imitati dai colossi del mondo cooperativo (in Francia: Sodiaal, Agrial, Laïta), fanno il bello e il cattivo tempo, imponendo le loro scelte al resto del settore. Tra queste, gli autori non esitano a ricordare quello che senza mezzi termini chiamano l'"entente" (l'accordo), vale a dire le intese segrete con cui i produttori strangolano gli allevatori, aumentano i prezzi di vendita riducendo al contempo il prezzo riconosciuto a chi il latte lo produce. "Il loro obiettivo", spiegano gli autori del libro, "è quello di ignorare i piccoli produttori e i consumatori e", a questo punto, "anche le autorità pubbliche".
Con il crollo ulteriore del prezzo registrato nel 2015, con la sovrapproduzione e la volatilità dei prezzi mondiali, con gli scioperi e i blocchi dei cancelli delle industrie da parte di molti allevatori in diversi Paesi d'Europa, non sembra possibile che qualcuno riesca a controvertite la situazione. La prospettiva più immediata appare, secondo gli autori, quella di ulteriori chiusure di attività di produzione, che potrebbe essere propedeutica ad un rilancio del mercato, attraverso una rivalutazione del prezzo per i produttori che sapranno rimanere al passo coi tempi, rispondendo con l'efficienza, l'automazione, la programmazione.
"Il tempo è forse maturo", secondo gli autori, "per lasciare che agricoltori e società civile reinventino un modello di sviluppo finalmente più equo".
8 febbraio 2016