Sette Paesi del Vecchio Continente, Italia in testa, tornano a contestare alla Commissione Europea l’opportunità dell’etichetta a semaforo, adottata in Gran Bretagna dal 98% della Gdo. Lo strumento, che utilizza codici cromatici dei coloriverde, giallo e rosso, a seconda del contenuto di grassi, grassi saturi, sale e zuccheri, ha provocato nel periodo 2013-2015 un netto calo delle vendite a prodotti come il Prosciutto di Parma (-17% in valore e -14% in volume) e il Parmigiano Reggiano (rispettivamente -7% e -13%).
A divulgare, mercoledì scorso 9 marzo, questi e altri dati, al termine di una minuziosa indagine di mercato, è stato il Nomisma, che ha operato la ricerca anche su prodotti di altri Stati (il francese Brie, ad esempio, è calato dell’8% sia in valore che in volume). Da qui è scaturita la richiesta, indirizzata alla Commissione Europea, di fare il punto sulla situazione in vista delle decisioni che nel 2017 riguarderanno l’uso delle etichette addizionali, per verificare la loro conformità alle regole del mercato interno.
A proporre il problema al tavolo dei ministri dell’agricoltura dei 28, oltre all’Italia ci saranno Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Romania e Slovenia che contesteranno il radicale cambio di comportamento dei consumatori nelle loro abitudini di acquisto, a partire proprio dalla introduzione di uno strumento solo apparentemente utile come l’etichetta “a semaforo”, che di fatto è – è evidente – largamente dannosa per molti produttori e consumatori.
14 marzo 2016