Mentre in Italia vanno per la maggiore le repliche delle farse inscenate al Brennero dalla Coldiretti per "bloccare" i latti stranieri che invadono il Paese, con le tv che inquadrano sempre più in campo stretto per il sempre minor numero di allevatori coinvolti (a proposito: ma dove li trovano?), all'estero c'è chi fa sul serio. O almeno dice di farlo, e poi magari inscena ben altro tipo di teatrino per respingere l'onda lunga del latte estero. Stiamo parlando dell'Ungheria, che nei giorni scorsi ha bloccato, sequestrato e sospeso le importazioni di latte proveniente da Slovacchia e Cechia. Motivo del provvedimento: la quantità di grasso dichiarata non corrisponde a quella rilevata con le analisi.
Ne hanno dato notizia i media ungheresi, riportando una segnalazione del ministero dell’Agricoltura di Budapest, in cui il "difetto" viene sottolineato come la causa scatenante del blocco. Entrando nel dettaglio, il latte slovacco più di quello ceco, risulta avere un contenuto di grassi superiore ai dati indicati sulle confezioni.
L'intervento degli enti di controllo magiari, che per ora ha portato al sequestro di 21mila litri di latte – "è la conseguenza", spiegano al ministero agricolo ungherese, "di ispezioni volte a una verifica della qualità dei latti in vendita nel Paese, suddividendoli tra buoni e meno buoni". A detta del sito web della Pravda, "il ministero slovacco dell’Agricoltura e l’Associazione slovacca degli operatori lattiero-caseari non sono stati direttamente informati del problema" e già circolano voci vicine al ministero secondo cui l'operazione potrebbe basarsi su una vera e propria montatura, architettata per tagliare l’import di latte straniero. Intervenendo per ribadire la regolarità del proprio prodotto, i vertici dell’azienda Tatranska Mliekaren (marchio "Tami") hanno sottolineato di essere tra i protagonisti del mercato ungherese del latte Uht, detenendone da anni una rilevante fetta, pari al 40% del totale.
Da tempo in Ungheria sono alte le proteste del mondo degli allevatori, che sono giunti a puntare il dito contro una presunta bassa qualità del latte straniero, che a loro dire sarebbe spesso legato anche a legato a frodi fiscali. Come misura di aiuto al comparto, a fine aprile il governo di Budapest ha annunciato la riduzione dell’Iva sul latte crudo, che è passata dal 27% al 5%, nel tentativo di aiutare i produttori nazionali. Una misura ben accolta dagli allevatori macché potrà entrare in vigore solo dal prossimo anno.
Secondo l'emittente pubblica slovacca Rtvs, i controlli sul latte commercializzato non avrebbero però fatto emergere alcun problema di qualità né in Slovacchia né in Repubblica Ceca. La Slovacchia esporta in Ungheria fino a 100 mila tonnellate di latte all’anno. Anche le Autorità per la vigilanza alimentare e veterinaria della Slovacchia storcono il naso per quello che oramai sembra ai più un braccio di ferro. Si rammenta che, in casi come questo, il Paese colpito avrebbe l'obbligo di informare il Paese di origine del latte. Da tale azione si avvierebbero le necessarie indagini che dovrebbero condurre . nel caso di conferma di reato – a severe sanzioni (multe) da parte degli Stati da cui il prodotto origina.
16 maggio 2016