Puntano ancora il mondo del latte le menzogne della statunitense Peta

La nostra vignetta della settimana: una parodia delle campagne mediatiche di PetaIl marchio di fabbrica degli animalisti "che contano" (contano soldi, pubblici e privati) sembra spostarsi sempre più verso gli eccessi. Come se non bastasse quello di un'informazione sempre sul filo della generalizzazione e della menzogna, ecco che arriva anche l'esagerazione del grottesco. La puttanata senza se e senza ma. Cibo forte per i poveri di spirito e i fan più esagitati sparsi ormai in tutto il mondo (ripetono come litanie delle vere e proprie falsità o – quando va bene – delle mezze verità) ecco che dai vertici la base si vede servita su un piatto d'argento l'ultima cretinata da poter smerciare nei salotti cittadini e sui social network che li vedono sempre più impegnati nel rendersi ridicoli agli occhi del mondo.

Ancora una volta sono i vertici della potente associazione statunitense Peta a produrre informazione-spazzatura e a lanciarla in pasto alla base, che quasi mai approfondisce, accontentandosi il più delle volte di titoli facili da ricordare e forti del clamore di un imperante non-sense.

L'ultima menzognera campagna mediatica di PetaStavolta è di turno lo strampalatissimo concetto secondo cui la birra sarebbe migliore del latte (dietro la campagna "Got beer?" è assai malcelato l'interesse dell'industria brassicola statunitense), laddove ad avvalorare la tesi vengono addotti studi evidentemente strumentalizzati e invero assai opinabili. Quanta e quale birra può far bene alla salute? Di certo quella di alta qualità, prodotta senza eccessive manipolazioni industriali attingendo a buona materia prima locale, di certo non pastorizzata, di certo consumata in quantità moderate. Allo stesso modo, se il latte lo si vuol criticare seriamente e non per partito preso, allora si dovrà dire (e non viene mai detto) che le argomentazioni addotte riguardano le più sfrenate produzioni statunitensi, laddove l'animale è una vera e propria macchina da latte, sfruttata, medicalizzata, schiavizzata. E "rottamata" nel breve arco di quattro anni e tre lattazioni.

Latte del genere non ne vogliamo neanche noi, sia ben chiaro, ma latte di ben altra qualità e valori ne esiste – e noi di Qualefromaggio ci batteremo sempre più per affermarne l'esistenza e i valori – e da quello i signori animalisti devono mettere giù le mani. Che nessuno si faccia trovare impreparato di fronte all'ondata presente e futura di ipocrita menzogna. Lasciate passate qualche mese e lo sentirete dire anche da noi: "nel latte c'è il pus" (lo dicono da anni, dopo la campagna Peta "Got pus?"), "il latte è rubato al vitello" (assai logora anche questa), e – la sentirete prima io poi – "la birra fa bene, il latte fa male".

Buon per loro che hanno tutte queste "certezze". Noi ci accontentiamo di averne una: quella della loro inattendibilità.

26 settembre 2016