La figlia dell’allevatore scrive al papà e commuove la Francia

La foto con dedica con cui la sedicenne Manon Kernoa ha omaggiato il padre allevatore su facebookA più d'un anno e mezzo dalla fine del regime delle quote latte, un'idea ce la siamo fatta sul particolare momento che il settore attraversa, al netto di bugie e approssimazioni grandi e piccole lette e ascoltate un po' ovunque. Le aziende purtroppo chiudono i battenti, la politica sappiamo cosa fa (e cosa non fa); gli analisti economici esprimono il loro pensiero a destra e a manca.

A non essersi ancora espresse pubblicamente sono le famiglie, o quantomeno non lo avevano fatto sino a qualche giorno fa quando a rompere gli indugi – generando un notevole effetto mediatico nel suo Paese – è stata la figlia sedicenne di un allevatore bretone. Manon Kernoa, questo il nome della giovane, ha dedicato una lettera al padre 53enne, e non lo ha fatto personalmente, bensì ha deciso di rendere pubblico il suo pensiero sul genitore e sul grave momento che il mondo degli allevatori sta attraversando.

Uno degli articoli che anche i quotidiani cartacei hanno dedicato alla lettera di Manon Kernoa che ha commosso la FranciaIl messaggio, intitolato "Mio padre, un eroe", apparso l'11 novembre nel gruppo Facebook "La bataille des producteurs de lait" (La battaglia dei produttori di latte) deve aver toccato il cuore dei lettori, diventando di lì a poco virale e convincendo le redazioni di diversi giornali transalpini a dare risalto all'iniziativa, non tanto dal punto di vista mediatico ma per il significato e il valore che la stessa indubbiamente ha.

La ragazza si pone e pone a quanti la leggano una serie di domande non da poco, a partire dal chiedersi "Che ne sarà di mio padre?", e centrando al tempo stesso con rara efficacia il senso di una vita, di un lavoro, di un ruolo che l'attività di ogni allevatore ha e che – emerge chiaramente dallo scritto – andrebbe rispettato e tutelato maggiormente. Una vita di valori e sacrifici che la giovane fa emergere nelle pur breve missiva.

"Certamente ci sono altri posti di lavoro più difficili di questo", scrive Manon, "più fisici, che toccano la salute e il benessere. E io temo per il futuro. E sì, a 16 anni ho paura per il futuro. Che idea! Temo per quello che potrà accadere alle piccole fattorie di campagna. Che sono così integrate nei nostri paesaggi, che sono state ereditate dai nostri genitori, dai nostri nonni e bisnonni. Esse sono parte del nostro patrimonio! Che ne sarà di mio padre, quando resteranno le aziende da più di mille vacche, quando le industrie useranno solo latte in polvere e le bistecche saranno totalmente chimiche?".

Rivolgendosi ai suoi lettori Manon pone domande che sembrano non avere risposta. Anche e forse soprattutto quelle che rivolge ai consumatori: "Conoscete tanta gente che dopo una settimana di duro lavoro sacrifica i fine settimana con gli amici, e le vacanze, per nutrire gente che non ha alcuna considerazione per il loro lavoro? Gente alla ricerca di cibo che costi sempre meno, senza chiedersi la sua origine, anche se gli agricoltori francesi sono indebitati?".

Il "grido del cuore" della ragazza, com'è stato definito da alcuni giornali del suo Paese, ancora rimbalza sulle pagine del social, tanto da sbalordire la stessa autrice, che agli intervistatori ha dichiarato tutta la sua sorpresa: "Sinceramente non me lo aspettavo. È pazzesco!", ha dichiarato al quotidiano Ouest-France. "Sono sempre stata interessata all'agricoltura. Ma non sino a parlare in questo modo in famiglia". E a chi le ha chiesto come abbia reagito il padre, lei ha risposto commuovendosi un po': "Mi ha detto che è orgoglioso di me. E mi ha fatto davvero molto felice".

A tutta la Francia rimane un messaggio che ora cerca risposta: "A 16 anni ho paura", ha scritto Manon. "Ho paura per il futuro mio e della mia famiglia ho paura per il futuro di queste campagne, e della loro gente". "Salvate i contadini francesi: acquistate cibo francese!".

Nel frattempo la Francia, a differenza di altri Paesi, ha già visto nascere una prima realtà cooperativa che si è determinata a confezionare e commercializzare il proprio latte senza mediazioni. Ed una prima catena della Gdo ha deciso di appoggiarla. Che non sia questa la strada da percorrere per una rinascita del settore?

28 novembre 2016

Per l'intervista di Business FM a Manon, clicca qui