Colazioni al tramonto. L’industria del latte cerca le contromisure

foto Pixabay©Da alcuni anni a questa parte, il consumo di latte fresco sta vivendo un calo progressivo delle vendite pressoché ovunque. Tant’è che anche quest’anno la Giornata Mondiale del Latte – che si è celebrata il 1° di giugno – è stata colta da molti operatori del settore per dire ognuno la sua (“il latte fa bene, quale esso sia”: è questa la grande menzogna) ottenendo dalla gran parte dei media la massima disponibilità a rilanciare notizie, quali esse fossero.

Dalla stampa francese uno spunto ci è sembrato distinguersi dagli altri, andando a focalizzare una delle criticità di questi ultimi anni: rispetto agli anni scorsi, i francesi consumano molto meno latte a colazione e – stando alle proiezioni – sempre meno ne consumeranno. Una vera e propria disaffezione, soprattutto da parte della fascia a cavallo tra gli ultimi anni delle scuole elementare e i primi anni delle medie.

Si è così concretizzata una vera e propria la tendenza a saltare la colazione come primo pasto quotidiano, preferendo spesso guadagnare qualche minuto di sonno, e pensando – sembrerebbe – che di occasioni per nutrirsi, prima del pranzo, se ne abbiano diverse. Soprattutto con gli snack.

È così che proprio in quella direzione (latti aromatizzati, bevande a base di latte, come Milk’nd Go di Lactalis, lanciato due anni fa) che l’industria si sta spingendo, che verranno proposti in maniera sempre più incalzante ai piccoli consumatori, soprattutto attraverso i social media (il 46% dei ragazzi di 12 anni possiede uno smartphone).

Inoltre, attraverso la creazione di un video, verranno suggeriti tutti i “milk moments” della giornata, da far entrare pian piano nell’immaginario collettivo dei francesi. Ciò che appare meno chiaro, al momento, è come frenare la fuga dal latte dei consumatori sopra i 22 anni, la gran parte dei quali ha dichiarato di non consumarne proprio più.

Ovviamente, in tutto questo gran parlare di latte, nessuno si è preso la briga di informare i consumatori sulle differenze tra il latte industriale e il latte del fieno (a differenza dell’Italia, in Francia esiste almeno un’affidabile realtà diffusa): né le industrie, ché di latte davvero buono (con Omega 3, Cla, betacarotene naturali) non ne producono, né i media, che – è evidente – sono più interessati ad asservire i grandi produttori che non ad informare i lettori.

Né più né meno ciò che accade in Italia. In fin dei conti, come si dice, tutto il mondo è Paese.

5 giugno 2017