Prosegue negli Usa la campagna mediatica contro il made in Italy. Come già accaduto più volte negli scorsi anni (leggi qui e qui), in cima alla lista dei prodotti additati ai consumatori per qualcosa di criticabile c'è di nuovo il Parmigiano Reggiano.
Ancora una volta siamo di fronte ad un attacco mediatico in piena regola e del tutto gratuito, che prende di mira la più prestigiosa Dop casearia italiana, con motivazioni del tutto pretestuose. A veicolare un'informazione che rasenta la diffamazione, sono diverse testate online molto seguite, come – ad esempio – Business Insider e Bustle. Il primo dei due, appena quattro giorni fa ha pubblicato un articolo di Kate Taylor intitolandolo "Everything you think you know about parmesan cheese is a lie".
Il pezzo, che ad una prima osservazione sembrerebbe riferirsi al composito mondo dei cloni del nostro Parmigiano (i "Parmesan") – mai altrove vasto come negli Usa – rivela ad una lettura più attenta che l'attacco è rivolto proprio alla nostra Dop. Motivo delle critiche, affermazioni mai fatte da alcun appartenente al mondo del Parmigiano Reggiano (la principale: che la nostra Dop sia un formaggio "vegetariano") circa la natura del prodotto, bensì presunte credenze che secondo l'autrice dell'articolo sarebbero diffuse tra i consumatori.
Il pezzo della Taylor punta al sodo non appena accennato al formaggio, sostenendo che "l'ingrediente degli amanti della pasta contiene un enzima chiamato caglio, prodotto negli stomaci dei vitelli. Quando i vitelli vengono uccisi per la loro carne", spiega l'autrice, "il caglio viene raccolto dal loro stomaco"; un enzima che "è la chiave per produrre formaggi, in quanto consente al latte di cagliare e indurire".
"Fortunatamente per i vegetariani", prosegue l'autrice, "molti formaggi Parmesan prodotti negli Stati Uniti ora utilizzano un caglio non tradizionale, fatto con fermentazione o microbi, …approvato dal vegetariano".
Al di là della opinabile scelta di soffermarsi sulla necessità di uccidere il vitello per procurarsi il caglio animale (quanta informazione fa leva sui sensi di colpa dei lettori per avere un seguito!), l'articolo punta a scagionare quelle che vengono proposte come lecite ed innocue varianti adottate dai Parmesan statunitensi: quasi fossero licenziose varianti, a cominciare dall'utilizzo della cellulosa (pasta di legno) su cui proprio il mercato Usa nel febbraio del 2016 ha vissuto un vero e proprio scandalo.
Dal canto suo, il femminile Bustle, seguito quotidianamente da 20 milioni di persone, da una parte suggerisce cautela nell'acquisto della gran parte dei formaggi europei – rei di utilizzare prevalentemente caglio animale – e dall'altra suggerisce di acquistare solo formaggi esplicitamente dichiarati "per vegetariani". Al tempo stesso si augura un cambiamento epocale, che auspica vicino, grazie ad un'industria statunitense di trasformazione più attenta oggi alla sensibilità dei consumatori di quanto lo sia stata in passato. Con "sempre meno probabilità", sottolinea l'articolo, "di vedere piatti con certi formaggi europei popolari che non hanno carattere vegetariano".
5 giugno 2017