Il 29 aprile scorso la Commissione Europea ha bocciato la proposta con cui il 25 agosto 2009 l’allora ministro Zaia aveva richiesto l’introduzione dell’obbligo di indicare l’origine sulle confezioni di latte alimentare, nonché la provenienza del latte utilizzato per produrre formaggi, latticini e cagliate .
A tale proposito si sono registrate in questi giorni varie voci di dissenso da parte di esponenti della politica e del mondo allevatoriale, tra cui particolarmente aspre sono state quelle di Dino Rossi del Cospa (Comitato Spontaneo Allevatori abruzzesi) e di Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova. In dispaccio di agenzia rilasciato all’Agi, quest’ultimo ha definito la situazione «molto grave, soprattutto alla luce del fatto che il latte che beviamo, credendolo italiano, spesso arriva dai Paesi dell’Est Europa».
Si tratta, ha proseguito Fiore, di «una frode sotto gli occhi di tutti. Non mi sembra il caso di nascondere la testa sotto la sabbia addossando tutte le responsabilità alla Comunità Europea: la verità è che il Ministero dell’Agricoltura non si batte a sufficienza per tutelare il nostro latte. Manca la volontà di difendere i piccoli produttori italiani dalla grande distribuzione che compra all’estero e confeziona in Italia».
«Se il Ministero dell’Agricoltura» – conclude Fiore – «avesse dedicato la stessa attenzione spesa per il panino McItaly (di McDonald’s, ndr) nel battersi a difesa del latte italiano – anche con provvedimenti unilaterali se necessario – allora sì che avremmo potuto parlare di difesa del Made in Italy».
Dal canto suo, il rappresentate del Cospa ha puntato il dito sull’omertà della stampa nazionale, che ai tempi della richiesta di Zaia aveva tanto enfatizzato il valore dell’iniziativa e che ora tace colpevolmente, per un provvedimento che rende felici la grande industria che ha tutto l’interessa a comperare latte all’estero, anche per realizzare formaggi “italiani”, che di italiano hanno il nome e le sembianze, ma non la materia prima.
Senza mezzi termini, Rossi ha dichiarato che «il latte seguita ad arrivare dai paesi dell’Est Europa, per poi essere confezionato in Italia da Granarolo, Parmalat e company per la grande distribuzione», e che «viene poi messo sul mercato e venduto come latte italiano traendo in inganno i consumatori».
«Il Cospa Abruzzo», ha concluso Rossi, «ha motivo di credere che la Comunità Europea sia più una comunità di matti, che invece di tutelare chi lavora, li penalizza con leggi e leggine favorendo i colossi della globalizzazione».
5 maggio 2010