Giro di vite della Food and Drug Admin sui formaggi a latte crudo

La statunitense Food and Drug Administration (Fda) sta valutando in questi giorni un inasprimento delle norme che disciplinano la produzione dei formaggi a latte crudo negli Usa. La questione sta lasciando col fiato sospeso centinaia di piccoli produttori agricoli che da sempre hanno sposato la scelta di lavorare il latte tal quale, tanto per una scelta di superiorità organolettica quanto per i maggiori valori nutrizionali che i formaggi a latte crudo offrono a chi li consumi.

Secondo le fonti ufficiali, il giro di vite è dovuto ai cinquanta casi di sanitari registrati nel 2010 e imputati a prodotti lattiero-caseari non pastorizzati, ma c’è chi intravede dietro ad essi interessi antagonisti della lobby industriale lattiero-casearia.

Ad essere messo in discussione dall’Fda è, tra le altre cose, il periodo minimo di maturazione che i formaggi a latte crudo debbono osservare prima del consumo e che in alcuni Stati, come il Minnesota, è attualmente di sessanta giorni. La possibile estensione di detto limite comporterebbe, qualora attuata, la sparizione di un’infinità di formaggi dal panorama della produzione statunitense.

Il vicepresidente della Murray's Cheese, Liz Thorpe (a sinistra), assieme alla presentatrice tv Martha StewarthIl vice presidente dell’azienda produttrice di formaggi a latte crudo Murray’s Cheese, Liz Thorpe (nella foto), ha affermato che «se questa prospettiva dovesse avverarsi, una parte molto importante e fiorente della scena agricola americana sarà messa in serio pericolo o addirittura costretta a scomparire».

Significativo notare come dei nove formaggi ritirati dal commercio negli Usa l’anno scorso, cinque fossero prodotti da latte pastorizzato e quattro da latte crudo.

11 febbraio 2011 (modificato: 15.02.2011 19:25)