Pressioni dell’industria inglese sul latte crudo al dettaglio

L’associazione degli industriali del latte nel Regno Unito, Dairy Uk, è intervenuta nei giorni scorsi sull’agenzia per la sicurezza alimentare di quel Paese (Fsa) richiedendo ufficialmente di vietare la vendita al dettaglio di latte crudo. Ad agire in tal senso, con una lettera inviata ai dirigenti dell’ente pubblico, è stato l’amministratore delegato di Dairy Uk Tim Smith, che ha addotto “il timore di un potenziale aumento dei casi di malattie” derivanti dall’assunzione di latte non pastorizzato. La “preoccupazione” sarebbe sostenuta non tanto o non solo dai rischi sociali che ne deriverebbero, ma – o soprattutto – dal fatto che “un’eventuale emergenza del genere colpirebbe indiscriminatamente l’intera produzione lattiera nazionale”.

In Inghilterra il latte crudo raccoglie il consenso di una fetta di mercato in crescita, grazie alla diffusa sensibilità verso un’alimentazione naturale e alla proverbiale severità dei controlli sanitari a cui il prodotto è sottoposto. Nel complesso il latte crudo rappresenta un mercato fatto di piccoli numeri, che ha subìto una forte contrazione del numero di produttori, passati dalle cinquecento unità della fine degli Anni ’90 alle circa cento attuali.

A preoccupare ufficialmente gli industriali sarebbero in primo luogo “i non rari casi di tubercolosi nel bestiame da latte del Paese ed alcuni recenti episodi di escherichia coli”. Fatti che sono di certo allarmanti ma allo stesso tempo non nuovi, di fronte ai quali, più che un intervento sul mercato, sarebbe stata, e sarebbe opportuna, un’azione di contrasto all’origine.

A guardar bene lo scenario inglese, l’iniziativa della Dairy Uk non arriva a caso adesso, e parrebbe far parte di una strategia con cui l’industria cercherebbe di eliminare un prodotto che agli occhi dei bene informati ha diverse marce in più rispetto a quello pastorizzato. Nei prossimi giorni, infatti (ai primi di luglio) l’Acmsf (comitato consultivo per la sicurezza microbiologica degli alimenti) presenterà proprio all’Fsa una relazione sui rischi associati al consumo di latte crudo.

«Ci siamo accorti», ha dichiarato alla stampa un portavoce della Dairy Uk, «che l’Fsa prenderà a breve in considerazione il parere dalla Acmsf, per cui ci è sembrato opportuno rivedere la nostra posizione sul latte crudo. L’industria è costantemente impegnata a raggiungere standard sempre più elevati in termini di qualità e sicurezza dei prodotti, e la vendita al dettaglio di latte non pastorizzato rischia di compromettere questa nostra posizione». Alla faccia della preoccupazione per la salute pubblica.

17 giugno 2011