
Mai prima d’oggi un formaggio svizzero ha attraversato una crisi più nera di quella che sta colpendo l’Emmentaler Aoc in questi mesi. Con un prezzo all’origine che non riesce a superare i 5 euro al chilo (6 franchi svizzeri) e un prezzo del latte (mediamente un buon latte, da vacche non alimentate ad insilati) che oscilla attorno ai 41 ennesimi di euro (50 centesimi di franco svizzero), il sistema di uno dei prodotti caseari più imitati d’Europa è alle corde.
Ad aggravare una situazione già grave si sono sommati vari fattori negativi come l’eccesso di produzione registrato nel 2011 (nonostante la creazione di un tavolo Interprofessionale dell’Emmental, nell’aprile scorso), il calo della richiesta (l’esportazione nel 2011, pur rappresentando un quarto del totale, ha fatto segnare un -9,4% rispetto all’anno precedente), la sottoquotazione del prodotto, la concorrenza di formaggi stranieri venduti spesso sottoprezzo e un franco svizzero forte che di certo non poteva aiutare l’export.
Per contrastare la difficile situazione, l’associazione dei produttori artigianali svizzeri Fromarte ha trovato un accordo con le realtà della filiera dell’Emmentaler Aoc, inclusi i produttori di latte. L’intesa prevede la creazione di una realtà commerciale esclusivamente dedicata a questo formaggio, che punti innanzitutto a ricreare un nuovo e appropriato valore attorno ad un formaggio di tanta fama e sostanza.
Secondo il direttore di Fromarte Jacques Gygax esistono le premesse per «creare una società per azioni, le cui quote siano nelle mani dei produttori». «La nuova società acquisterà il formaggio ad un prezzo fisso», ha spiegato Messieur Gygax, «e lo rivenderà ad un prezzo fisso. Per fare questo si stipuleranno contratti con i commercianti e contratti con i produttori. Per gestire i volumi che ne deriveranno si prevede che tutti gli scambi commerciali dell’Emmentaler passeranno attraverso la nuova società».
La soluzione di tanti problemi non pare essere certo all’orizzonte, ma le cause generalizzate che hanno portato a tanta crisi sono state individuate e la determinazione a contrastarle non mancano. Tra di esse vi sono gli spietati meccanismi della distribuzione commerciale, che prevedono un pagamento dilazionato che i piccoli produttori non riescono a sostenere: una parte a scadenza fissa e l’altra solo dopo l’avvenuta vendita. L’altro elemento da contrastare in tempo di crisi sarà quello dei livelli di produzione, che non potranno superare le richieste del mercato, pena l’impossibilità di rilanciare il prezzo nella fascia di competenza di un prodotto a latte crudo, e su questo fronte la chiusura di non poche aziende aiuterà ad affrontare la sfida del rilancio.
Ancora per qualche settimana sarà il tempo delle intese: tra produttori e fautori della nuova commerciale e tra questi ultimi e le grandi commerciali casearie come Cremo et Emmi in testa. La strategia sarà definita entro un mese da oggi e la costituzione della società voluta da Fromarte avverrà entro l’estate. Quattro mesi per decidere il futuro – e la salvezza – di uno dei formaggi svizzeri più famosi (e imitati) al mondo.
18 febbraio 2012