Le controversie politico-commerciali tra Russia e Ucraina, assopite dopo la vicenda Gazprom del 2006, si arricchiscono in questi giorni di un nuovo capitolo. Lunedì scorso, infatti, il Governo di Kiev ha accusato ufficialmente quello di Mosca di aver bloccato l’importazione di formaggi ucraini con motivi pretestuosi.
In sostanza è accaduto che, a seguito dei normali controlli in entrata, operati dall’ente russo Rospotrebnadzor (l’ente statale per il controllo degli alimenti) nei formaggi di tre produttori ucraini sarebbe stato riscontrato quell’olio di palma con cui alcuni produttori sono soliti “tagliare” il latte. L’espediente, che sarebbe diffuso nei mercati dell’Est Europa per abbattere i costi di produzione, ha comportato il blocco dei formaggi, l’apertura di un’indagine e l’insorgenza di un contenzioso tuttora in atto.
Mentre le varie illazioni acquisivano una nociva eco internazionale, i produttori ucraini hanno deciso di negare le accuse in maniera risoluta, portando i funzionari sanitari del proprio Paese a indagare a loro volta e a richiedere un confronto coi i colleghi russi. In attesa che le due parti si intendano sulla sostanza della cosa e che sui formaggi ucraini si dissolvano i dubbi del mercato, il primo ministro del governo di Kiev, Mykola Azarov si è lasciato andare ad un commento assai poco diplomatico, affermando che «l’operazione sarebbe stata voluta dagli industriali lattiero-caseari russi».
Dal canto suo, il ministro degli esteri ucraino, Kostyantyn Hryshchenko, ha invece affermato che l’operazione avrebbe innanzitutto danneggiato i consumatori russi, che nel 2011 hanno dimostrato di gradire i formaggi ucraini, spendendo per essi la bellezza di 10,5 miliardi di rubli (oltre 265milioni di euro). Un aspetto della vicenda che si spiega guardando le classifiche dell’export caseario ucraino, al cui primo posto è proprio la Russia, con l’80% dell’export.
Sul fronte dei rapporti economici tra i due Stati non si può non ricordare infine che l’Ucraina ha rifiutato di aderire all’Unione doganale tra la Russia e gli ex alleati Bielorussia e Kazakistan, preferendo perseguire la dimensione del libero scambio con l’Unione Europea. Ed è proprio in questa situazione che la “guerra del formaggio” andrebbe inquadrata, anche a detta dell’analista Volodymyr Fesenko, analista presso il centro di studi politici applicati “Penta”. Secondo Fesenko «si tratta di tattiche e di una strategia tese a trascinare l’Ucraina verso l’Unione doganale».
18 febbraio 2012