Israele: l’industria aumenta i prezzi e la rete la punisce

La sede della Tnuva, nei pressi di Tel AvivPer quanti siano convinti che il boicottaggio in campo agroalimentare non funzioni, ecco servita una storia fresca fresca che arriva da Israele. Sino a pochi mesi fa se ne conosceva l’aspetto sociale più evidente, un pagina di facebook che invitando a non acquistare più i prodotti dell’azienda casearia Tnuva, nell’arco di una settimana, in novembre, aveva raccolto oltre 60mila “mi piace”, diventati poi più di 80mila nei mesi seguenti.

Gli autori dell’iniziativa recriminavano contro la politica dei prezzi dell’azienda israeliana, e in particolare contro il prezzo del Cottage Cheese, “venduto a cifre inaccettabili mentre all’estero costa molto di meno”.

Una protesta diffusa, che una volta tanto nel Paese della stella di David ha unito la destra e la sinistra, superando persino le questioni religiose: “quel formaggio costa troppo”, spiega il popolo del social network, “per via del quasi-monopolio che il produttore ha sul mercato interno”, mentre allo stesso tempo “quel medesimo prodotto all’estero costa molto meno”.

altAttorno alla notizia di quella pagina, nell’arco di pochi giorni, forse complice qualche servizio della tv di Stato, è nato un vero e proprio dibattito pubblico, tanto sui social media che sulla stampa nazionale, anche per via dell’inevitabile confronto con pagine socialmente e politicamente ben più rilevanti – come quelle sull’olocausto e sulle discriminazioni di genere e di religione – che, sempre su facebook, hanno ottenuto poche decine di “gradimenti”.

Ma l’aspetto più rilevante e interessante della vicenda non è nell’antefatto, bensì in quel che esso ha scatenato a livello di risultati finanziari per il produttore. Pur avendo registrato un aumento delle entrate del 2011, infatti, gli utili della Tnuva sono calati rispetto all’esercizio 2010 di un sonante 25%, con un margine operativo di profitto che è passato dal 9,8% di due anni fa al 7% dell’anno scorso. “Boia d’un boicottaggio”, avranno detto ai piani alti dell’azienda israeliana, perché anche l’utile netto è sceso: a 428milioni di Nis (la moneta locale, Nuovo Shekel israeliano; 1 Nis = 0,202 Euro), vale a dire di un -17% rispetto al 2010.

Il crollo delle vendite è stato concentrato negli ultimi tre mesi del 2011, dopo che il primo semestre aveva registrato un +6,6% del venduto. Le valutazioni sono state condotte dalla società di consulenza finanziaria Giza sin Even di Ramat-Gan, nei pressi di Tel Aviv, che nel dettaglio dell’analisi operata ha sottolineato come l’incremento iniziale di ricavi dell’anno è stato legato all’aumento dei prezzi di prodotti i cui costi di produzione non erano aumentati.

Gli analisti di Giza sin Even hanno anche sottolineato che le minori vendite registrate hanno corrisposto alla perdita di una fetta di mercato, stimata attorno all’1,4%.

Per il popolo degli aspiranti contestatori esiste ancora un filo di speranza che il boicottaggio in campo alimentare possa funzionare.

Un video istituzionale di Tnuva, cliccando qui

Il video sul Cottage Cheese Tnuva, cliccando qui

9 marzo 2012