Il piccolo Toumin guarda al buon Bitto e va verso la Dop

Una volta, entrare nel mondo delle Dop era un obiettivo ambìto e non per tutti. Se andiamo però a vedere in che acque navigano una parte delle Dop piemontesi, spesso svendute a pochi euro all’ingrosso dopo l’ingresso di caseifici arrembanti nel “business del bollino” , allora c’è poco da fregarsi le mani.

Nonostante tutto, c’è ancora chi pensa di avventurarsi nel meccanismo tritatutto, nella speranza forse di essere talmente piccoli da non poter far gola, né oggi né mai, a nessuna “grande firma” del settore. E magari nella convinzione di aver predisposto un disciplinare ben blindato in quanto a zona di produzione (le prime in genere a venir attaccate dal vizietto italico degli allargamenti), razze ammesse (guai a chi non escluda le iperproduttive, sempre associate a “imprenditori” che guardano più alla quantità che alla qualità) e metodologie di produzione (perché mai mettere in mano un piccolo e fragile e straordinario formaggio a chi abbia come mercato d’elezione la Gdo?).

Ci si augura quindi che qualcuno stavolta si sia posto questi dubbi, e che i promotori di questo progetto per il Toumin dal Mel Dop facciano passi ben misurati e accorti, nell’avventurarsi in questo terreno disseminato di gineprai e paludi.

Per adesso si sa che sabato 14 ottobre a Melle (Valle Varaita, in provincia di Cuneo), presso l’Ala Comunale sita in piazza Botta, si terrà un convegno-dibattito dedicato allo straordinario formaggio vaccino prodotto nella zona. Il tema dell’incontro verterà sulle concrete prospettive per il raggiungimento della Dop, “un meritato riconoscimento”, dicono attraverso un comunicato gli organizzatori, “che porrebbe il Toumin nel novero dei grandi formaggi Dop piemontesi, (Raschera, Murazzano, Bra, Toma Piemontese, Castelmagno, Robiola di Roccaverano)”.

Dopo l’avvio dell’istanza, avvenuto nel 2001, e il parere favorevole della Giunta Regionale, arrivato nel marzo del 2008, la domanda è oggi nella fase dell’istruttoria presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali (istruttoria che tra l’altro prevede anche una fase di consultazione allargata definita “pubblica audizione”). Il passo successivo sarà la trasmissione della domanda alla Commissione Europea.

Al convegno, promosso dal Consorzio dei Produttori del Toumin dal Mel e dal Comune di Melle, parteciperanno molti esponenti delle amministrazioni pubbliche e i rappresentanti locali direttamente interessati, ma anche esperti del calibro di Elio Ragazzoni, Enrico Surra (entrambi dell’Onaf, l’Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio), Giampiero Boschero, che è il più grande esperto di tradizioni locali, e il presidente dell’Associazione Produttori Valli del Bitto, Paolo Ciapparelli.

È proprio la presenza di Ciapparelli che fa capire quale messaggio il Toumin vuole veicolare al mercato, visto che l’associazione dei “duri e puri” caricatori d’alpe valtellinesi è un po’ l’emblema di chi voglia realmente rimanere legato alla tradizione senza compromessi. Dopotutto, quelli del Bitto storico ce l’hanno fatta. Perché non ce la dovrebbero fare, seppur nelle grandi differenze (uno è un prodotto d’alpeggio e di grandi stagionature, l’altro un formaggio di cascina, da consumarsi fresco o al più maturo di qualche settimana), anche quelli del Toumin?

Al piccolo e valoroso Toumin dal Mel va quindi il più caloroso “in bocca al lupo” dalla redazione di QualeFormaggio.

31 ottobre 2009