Unione Formaggi Orobici: il consorzio del Bitto non ci sta

La rinnovata convergenza tra i formaggi delle Orobie – Branzi, Formai de Mut e Bitto storico – oltre ad avere radici nella storia e sacrosanta legittimità a rinascere, ha avuto il potere di portare qualche scompiglio e un po’ di nervosismo all’interno del Bitto Dop, o meglio del suo consorzio .

Il “trasloco” ufficiale della Sagra del Bitto storico – maltrattato oramai dai suoi stessi sindaci – presso la Fiera di San Matteo di Branzi a partire dalla prossima edizione (fine settembre 2011) ha spinto i responsabili del Consorzio di Tutela Casera e Bitto a indirizzare una lettera perentoria agli organizzatori della manifestazione brembana, avvisandoli che sarebbero stati sorvegliati da ispettori inviati a “vigilare” sul rispetto delle norme di tutela delle Dop.

Ma vediamo cosa è accaduto, attraverso l’intervista di Michele Corti di Ruralpini.it (chi voglia leggere l’intero articolo di Corti può cliccare qui) ai due protagonisti di questa vicenda: Paolo Ciapparelli, presidente e portavoce del Consorzio per la Salvaguardia del Bitto Storico, e Francesco Maroni, presidente dell’Associazione Fiera di San Matteo di Branzi.

Michele Corti: Qual è il bilancio della vostra partecipazione alla recente Fiera di San Matteo?
 
Paolo Ciapparelli: Posso dire che il risultato è andato al di là di ogni previsione. La notizia della nostra “secessione della Valtellina” era stata ripresa ampiamente dai mezzi di informazione bergamaschi e si era creata una notevole attenzione nei nostri confronti. Siamo stati circondati da una notevole simpatia, e da affetto. Del resto i rapporti con Francesco Maroni e la Fiera si erano già stabiliti sin quattro anni fa con la nostra prima partecipazione a Branzi e da allora non abbiamo smesso di pensare insieme a quei progetti che hanno cominciato a concretizzarsi in occasione di questa edizione 2010. Mi ha fatto molto piacere la telefonata di Francesco che, a Fiera ultimata, ci ha tenuto a farmi sapere che attribuiva almeno in parte alla nostra presenza il successo della manifestazione anche in termini di presenze.
 
M.C.: Secondo te come l’hanno presa dalle parti del Consorzio tutela Casera e Bitto e del Multiconsorzio? (il Multiconsorzio raggruppa la Bresaola Igp, il Casera Dop e il Bitto Dop, e i vini Doc e Docg ed è diretto da uno dei più infuenti politici valtellinesi, quello stesso Patrizio Del Nero che, da sindaco di Albaredo, si era dimostrato un fervido sostenitoe del Bitto storico e del relativo presidio Slow Food, salvo poi praticare un disinvolto “ribaltone” e divenire il più acerrimo antagonista dei produttori storici)
 
P.C.: Noi non abbiamo avuto alcuna comunicazione ma Francesco mi ha segnalato di aver ricevuto una lettera molto dura da parte del Consorzio Tutela Casera e Bitto. Per loro siamo sempre dei pericolosi ribelli, e fanno finta di ignorare – almeno sinché potranno – che il nostro Consorzio è stato legalmente costituito.  C’è da aggiungere che il Csqa di Thiene (l’ente incaricato dal Ministero dei controlli del rispetto del disciplinare della Dop) ha accolto la nostra richiesta di sottoporci sin dalla prossima stagione d’alpeggio ai controlli ufficiali per la Dop. Di fatto siamo già rientrati nel sistema della Dop. Lo abbiamo fatto perché vogliamo avere il diritto di tornare a chiamare “Bitto” il nostro prodotto, senza rischiare sanzioni. In ogni caso restiamo indipendenti dal Consorzio di Sondrio e  i nostri soci continueranno ad assoggettarsi volontariamente alle norme più rigide previste dal nostro disciplinare storico.
 
M.C.: Quali sono i progetti per il futuro dell’Unione dei Formaggi delle Orobie?
 
P.C.: Vogliamo valorizzare, mettendole in rete, le esperienze innovative che legano formaggi orobici, turismo e storia, all’insegna dei percorsi delle “Tre Signorie” (sino ai tempi di Napoleone qui, e per la precisione sulla vetta del Pizzo dei Tre Signori, dove oggi si toccano le province di Bergamo, Lecco e Sondrio, convergevano la Repubblica di Venezia, lo Stato di Milano e i Grigioni). Oltre a noi, con il nostro Centro del Bitto di Gerola Alta, che rappresenta qualcosa di unico in Lombardia, ci sono l’Agriturismo Ferdy, con l’alpeggio in Val d’Inferno, dove si produce Formai de Mut, antesignano dell’alpeggio didattico (ospita da anni gruppi di ragazzi provenienti da tutta Italia), c’è l’albergo diffuso di Ornica, primo del genere in Lombardia (tra l’altro consumano il nostro Bitto storico), c’è Taleggio con lo Strachitunt e la formula del Bait&Breakfast; ci sono analoghe iniziative in cantiere a Branzi e comuni limitrofi.
 
M.C.: Ottime premesse per fare delle Orobie occidentali un distretto pregiato di turismo gastronomico, escursionistico e culturale. Ma concretamente, come collaboreranno i formaggi orobici?
 
P.C.: Pensiamo a iniziative di promozione in comune ma, soprattutto, ad attività sul territorio, a forme di collaborazione continuative. Per esempio nel nostro Centro del Bitto metteremo presto in vendita anche gli altri prodotti orobici.
 

E ora sentiamo dalle parole del diretto interessato di questa “letteraccia” inviata dal Ctcb (Consorzio di Tutela Bitto e Casera Dop) alla Fiera di San Matteo. Ci siamo rivolti a Francesco Maroni per saperne di più.
 
M.C.: Francesco, ho appreso da Paolo Ciapparelli di una lettera indirizzata alla Fiera che presiedi dal Consorzio di Tutela Bitto e Casera. Puoi raccontarmi qualche particolare?
 
Francesco Maroni: Francamente non capisco cosa temessero. La mostra del Bitto storico è stata annunciata per il prossimo anno quando i produttori del Consorzio “storico” saranno rientrati nella Dop. Paolo Ciapparelli quest’anno è venuto da noi solo per partecipare a una tavola rotonda; il formaggio che ha portato è stato utilizzato unicamente per le degustazioni. Né per esposizione né per vendita, e mai usando il nome “Bitto”. In ogni caso è da anni che abbiamo stabilito ottimi rapporti con loro, sin da tempi non sospetti di strumentalizzazioni, e siamo ben felici di accogliere il Bitto storico nella famiglia dei formaggi orobici.
 
M.C.: Evidentemente da quelle parti hanno qualche nervo scoperto. Ma puoi dirmi se la lettera contiene diffide e messe in guardia?
 
F.M.: Sì, dice che non saranno più accettate provocazioni e attacchi contro la Dop e che avrebbero mandato ispettori a verificare che a Branzi non fossero violate le norme sulla tutela delle Dop. Sinceramente tutto ciò appare fuori luogo, tenendo conto che lo il ritorno del Bitto storico a Branzi avverrà nel 2011. Così non ci siamo neppure preoccupati di rispondere. In ogni caso l’Associazione Fiera di San Matteo, ci tengo a sottolinearlo, nasce per iniziativa spontanea di operatori economici ed è quindi poco coinvolta e coinvolgibile in situazioni che hanno a che fare con la politica, a maggior ragione se esse riguardano un’altra provincia.

6 ottobre 2010

in collaborazione con www.ruralpini.it