Arriva la stagione dell’alpeggio: il Canton Ticino prova a difendere i pastori dal lupo

altMaggio è arrivato e si va ormai incontro alla stagione delle transumanze verticali, che espongono irrimediabilmente le greggi e le mandrie alle predazioni di orsi e lupi. Mentre in Italia le istituzioni proseguono in un ridicolo balletto fatto di chiacchiere e palliativi (cani da guardiania non sempre di alto lignaggio genetico, distribuzione di recinti elettrificati e quant’altro), gli allevatori continuano ad essere predati giorno dopo giorno. E che siano ibridi o lupi poco importa: i danni sono rilevanti e un intero popolo di pastori e malghesi è allo stremo (leggi qui e qui due delle tante cronache recenti).

Nelle ultime settimane le cronache riportano le notizie di decine di attacchi in prossimità delle aziende, delle stalle e delle case, con un crescente rischio anche per le persone (leggi qui). Qualcuno tra gli interessati, restio a scomparire a causa non propria ma per l’inadeguato atteggiamento di chi dovrebbe decidere (per una riduzione selettiva, come accade nei Paesi civili, ndr) e non decide, prosegue nella mattanza di lupi – comprensibile ma non giustificabile – che è figlia di un’esasperazione che mai come oggi è stata così alta. E così, a causa del voler proteggere gli orsi e i lupi, a rimetterci sono i pastori, i loro animali e… i predatori stessi. 

Mentre da noi si continua quindi a non decidere e chi dovrebbe fare dice di fare – e fa poco e senza incidere – al di là delle Alpi, nel Canton Ticino l’amministrazione regionale tenta di tutto per proteggere i pastori. Secondo notizie trapelate mercoledì scorso, la Sezione dell’Agricoltura ticinese avvierà presto in Valle Maggia una sperimentazione basata su un sistema di allarmi inviati via sms. “Se la prova si rivelerà positiva, come è stato il caso nel Canton San Gallo” riferisce la Radio televisione Svizzera, “tale sistema potrà essere sfruttato sicuramente pure in Val di Blenio”, territorio in cui recentemente sono state registrate ingenti perdite e una crescente esasperazione degli allevatori. Questi ultimi, forti di una capacità di coesione sconosciuta ai loro colleghi italiani, hanno indetto una riunione per “definire le contromisure, consci però del fatto che recinzioni e cani addestrati sono di scarsa utilità” a causa della notevole vastità del territorio e dell’assenza – in questo periodo – dei pastori, dovuta ad un clima che in quota è ancora inclemente.

4 maggio 2015