2 febbraio 2009 – È poco più di un anno che Giorgio Ferigo ci ha lasciati, e mai come stavolta la gente di Carnia che ha raggiunto Percoto per il premio Nonino Risit d’Aur (barbatella d’oro) ne ha sentito la mancanza.
La sua vicinanza al mondo contadino di montagna, alla sua cultura, al presidio che esso svolge in queste terre aspre e dure è stato ricordato attraverso le sue stesse parole tratte dal saggio “Malghe e malgari” del 2005: “Rimane la Resistenza (schiva ma a ben guardare eroica) di quei pochi che non si sono lasciati piegare… Resistono non in nome di qualche ideologia agraria, ma in nome di un Sentimento. Lo chiamano, senza smancerie: passion – insieme rispetto della tradizione, soddisfacente ideale di vita, impegnativa etica del lavoro, curiosa diffidenza per le transeunti novità, insubordinazione per i dogmi correnti”.
Ed è in nome di una civiltà contadina che ancora resiste contro tutto e tutti, che il trentaquattresimo Rist d’Aur è andato quindi agli eroici malghesi di Carnia, perché, ricordano i Nonino, “senza di loro non ci sarebbe più memoria di un mondo antico fatto di tecniche, abilità e valori”, e come Ferigo amava dire, senza malghesi “resterebbe soltanto un desolato deserto umano perché la fine della civiltà contadina, in montragna, viene spesso rimpiazzata dal nulla”.
Nell’assegnare il premio, ritirato dai malgari Simone Di Tommaso e Claudio Peresson in rappresentanza di tutti i malgari carnici – ma idealmente di tutti i malghesi e margari d’Italia, d’Europa e del mondo – i Nonino hanno sottolineato come le parole di Giorgio Ferigo ci fanno riflettere, e ci invitano a impegnarci affinché il timore di una catastrofe economica e culturale si trasformi in una speranza di salvezza e di sfida: rivalutare la vita di montagna, salvaguardare i suoi prodotti, i suoi valori, ritornando all’economia reale.