5 giugno 2009 – Produzioni d’alpeggio a rischio, quest’anno, sull’arco alpino. Chi, al nord della penisola abbia aperto l’ombrello nei giorni scorsi in pianura, con l’aria ancora fresca nonostante l’estate, pensi che sulle sue montagne ha nevicato, e in alcuni casi in maniera copiosa.
Una neve che si è sommata a quella caduta già in inverno, e che ad altitudini elevate si è persino ghiacciata, interferendo con il naturale sviluppo del manto erboso e creando problemi d’accesso viario, per via dei lastroni di ghiaccio scivolati su sentieri e carrarecce, che per sciogliersi del tutto impiegheranno settimane.
Ad occuparsi della questione, nello specifico della realtà piemontese, è l’articolo “Castelmagno a rischio per la troppa neve”, apparso ieri sulLa Stampa di Torino, che testimonia – attraverso interviste ai diretti interessati – il forte disagio che i piccoli produttori dovranno affrontare per portare a compimento la produzione casearia estiva.
Sette i metri di neve all’Alpe Fauniera, in Alta Valle Grana, dove Loris Martini e famiglia è orientato ad annullare la stagione d’alpeggio, nonostante il denaro sborsato per l’affitto del pascolo. Un Castelmagno, quindi, che quest’anno rischia di arrivare sul mercato quasi solo nella sua versione invernale, sempre meno legata al territorio per colpa di un disciplinare sempre meno severo, che prevede oramai appena il 10% di fieno locale.
Ma la situazione è ben grave anche altrove, e non solo per i pascoli invasi dalla neve. I danni occorsi un po’ ovunque sono ingenti: dalla Valle Maira, alla Val Varaita, dalla Val Chiusella alle Valli di Lanzo, Chisone, Pellice e non solo, è un interminabile elenco di aziende in ginocchio di fronte ad una vera e propria emergenza. Caseifici e alloggi lesionati o spazzati via dalle valanghe, cantine per la conservazione estiva del formaggio allagati, che impiegheranno mesi e mesi, una volta liberati dalle acque, per recuperare il normale clima di cantina.
Una situazione estremamente difficile, quindi, soprattutto in prospettiva futura, a causa di un clima che anno dopo anno, ci propone un’alternanza di importanti siccità estive e di nevicate di entità imprevedibili. Un’emergenza che, a parte il caso del quotidiano piemontese, è destinata a passare sotto silenzio, e che il popolo dei margari affronterà con la caparbietà della gente che sa lottare, che ha superato crisi ben peggiori e potrà ottenere, si spera, qualche fondo straordinario dalle amministrazioni pubbliche che ancora credono nella montagna come patrimonio irrinunciabile per l’intera collettività.