Lo strachì della tradizione rinasce in Valle Imagna

foto Michele CortiNiente stallone, niente capannoni. A Corna Imagna, nell’omonima valle bergamasca, si recupera il patrimonio di edilizia rurale storica e la produzione degli strachì. Pare una non-notizia, ma la notizia c’è tutta, e bella e forte, che segna la controtendenza e l’alternativa più valida all’invasione del modello di zootecnia padana nelle aree alpine .

Accade quindi che un manipolo di piccoli allevatori locali, daranno vita, domani 15 gennaio alla cooperativa “Il tesoro della Bruna”, che grazie all’appoggio del comune potrà disporre del “Centro per l’agricoltura” in cui sarà ospitata la “casa dello strachì”, vale a dire il caseificio con punto vendita che servirà anche per la valorizazione degli altri prodotti agricoli comunali.

Il centro, che includerà gli ambienti per le degustazioni e gli incontri degli agricoltori, verrà ricavato da un ampio edificio rurale in disuso nel cuore della contrada storica  denominata Finiletti. A portarlo a nuova vita saranno i maestri muratori del paese, alcuni dei quali sono al tempo stesso soci produttori della stessa cooperativa. E così, dopo aver forzato nei giorni di Natale le tappe della ristrutturazione, entro il prossimo aprile il caseificio sarà già operativo, unico di tutta l’alta Valle Imagna a rinascere sulle indiscusse tradizioni d’allevamento e di caseificazione (tra i bergamì transumanti del passato ve n’erano molti anche di Brumano e Fuipiano).
 
Oltre allo strachì, la piccola cooperativa di Corna produrrà anche il Gratù (un formaggio magro, duro e quindi adatto da grattugiare), la mascherpa (ricotta) e un “tondo”, parente dello Strachitunt della vicina Val Taleggio. Il latte sarà lavorato due volte al giorno a crudo e a caldo, come da tradizione. L’uso quasi esclusivo di foraggi locali (fieno e pascolo) consentirà di produrre biologico.

Per lavorare il latte ci saranno due casare: Celina (una dei soci) e Tiziana (una coadiuvante familiare di un’altra piccola azienda. Le due casare oltre al loro latte lavoreranno anche quello delle tre altre piccole stalle socie. L’obiettivo è quello di produrre trenta strachì  al giorno, partendo da più di tre quintali di latte; un obiettivo coerente con la volontà di restare in un ambito produttivo “contadino” ma anche con l’esigenza di lavorare “con i guanti”, vale a dire con la pazienza e la “dolcezza” dovuti il latte e la cagliata (un aspetto , specie per quanto riguarda il taglio della cagliata, che distingue lo strachì dalle imitazioni industriali “blasonate”, dalla Dop o meno che siano. Tre quintali di latte sembrerebbero pochi, ma va ricordato che in tutto i cinque soci allevano trenta vacche da latte. Quanto un’unica “piccola azienda”.
 
Filera corta ma diversificata
La produzione è destinata al consumo locale ma anche agli affezionati clienti che vorranno fare una passeggiata fin quassù, camminando per boschi e pascoli e portandosi via un prodotto che sia veramente espressione del territorio. Si pensa però – molto saggiamente –  di stabilire anche rapporti con i circuiti della ristorazione territoriale di qualità (in terra bergamasca ben rappresentati). Va precisato che a Corna sul tema del consumo sostenibile, del km 0, della cosiddetta “community supported agriculture” si sta già lavorando con una bella esperienza di “orto comunale” all’ombra del campanile della chiesa parrocchiale.

L’orto realizzato con il sostegno di comune, parrocchia e della scuola  vede la partecipazione di ragazzi, pensionati, adulti; ognuno con il proprio ruolo. Al sabato mattina vengono allestite cassette con ogni varietà di ortaggio disponibile e i residenti, ma anche i villeggianti, possono portarsele a casa lasciando un’offerta. Niente bilance, niente scontrini. Tutti co-produttori.
 
Abbiamo accennato alla presenza nella cooperativa di Luciano Masnada, che rappresenta il Centro Studi Valle Imagna. Tutta quello che si sta mettendo in cantiere in realtà non sarebbe stato possibile senza la presenza e l’attività decennale e meritoria del Centro Studi e di Antonio Carminati che nè è l’anima e che attualmente copre la carica di sindaco di Corna.

Il Centro Studi Valle Imagna nel corso della sua attività ha realizzato una mole impressionante di ricerche, pubblicazioni, eventi. Il suo catalogo presenta decine di titoli al pari di una casa editrice di medio calibro. Ma al di là della quantità di produzioni  (che comprendono anche libri fotografici, Cd musicali, Dvd e il flautino tradizionale.il sivlì) il merito del Csvi è consistito nella sua capacità di “restituire” alla comunità locale i frutti del suo lavoro.
 
Un lavoro di ricerca rigorosa che non ha mai perso di vista l’obiettivo del lavoro sulla memoria, sulla quale  “capitale condiviso” da far fruttare in seno ad una comunità che vuole restare viva, su cui costruire il futuro anche quando esso sembra incerto, contradditorio. Il  Centro, attento alla divulgazione e alla ricaduta in ambito locale, con un lavoro insolitamente continuativo e tenace ha gettato molti semi, di cui il Centro dello strachì è un germoglio.

Riduzione da un testo di Michele Corti – Ruralpini.it


14 gennaio 2011

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